Aaron Sorkin, lo sceneggiatore del film Steve Jobs|, ha evidenziato in modo particolare il rapporto tra il co-fondatore di Apple e la figlia Lisa Brennan-Jobs. Sorkin spiega che l’apporto di Lisa è stato preziosissimo evidenziando che questa in precedenza non aveva voluto incontrare nessuno, neanche il biografo Walter Isaacson.
“All’inizio non sapevo cosa stessi cercando” ha raccontato Sorkin a Business Insider a poche ore della premiere del film al New York Film Festival. “Lisa non ha parlato con Walter Isaacson quando Walter stava scrivendo il libro” (la biografia su Jobs, ndr), “perché suo padre era ancora vivo all’epoca”; “ma è stata disponibile a parlare con me, raccontandomi storie del padre; niente di particolarmente adulativo ma cose che fanno capire quanto realmente lo amasse”.
Sorkin dice che avere sentito raccontare alcune cose, l’ha convinto a prestare maggiore attenzione alla relazione padre-figlia. Brennan-Jobs è presente in tutte e le parti del film, tre “spezzoni” che mostrano il lancio del Mac, la nascita di NeXT e il lancio dell’iMac. In una straziante sequenza nella prima parte, Jobs (interpretato da Michael Fassbender) sproloquia affermando che Brennan-Jobs non è sua figlia e che il nome del computer Apple Lisa non ha nulla a che fare con lei.
Sia “Steve Jobs” di Danny Boyle, sia il documentario “Steve Jobs: The Man In The Machine” di Alex Gibney, dedicano tempo alla risaputa storia di Jobs che, inizialmente, non voleva riconoscere la figlia, persino dopo un esame del DNA imposto da un tribunale. Jobs arrivò ad offrire per il mantenimento solo 500 dollari al mese alla madre di Lisa, Chrisann Brennan, benché guadagnasse già all’epoca cifre che gli avrebbero permesso di concedere molto di più.
Come abbiamo raccontato altre volte, Jobs con il passare del tempo ricostruì il suo rapporto con Lisa, cominciando a frequentarla (da piccola) assiduamente, invitandola in seguito a trasferirsi a casa sua e a occupare la stanza accanto alla sua. Lisa ha anche vissuto con Jobs e Laurene Powell per gli anni del liceo facendosi chiamare Lisa-Brennan Jobs.
Jobs parlò del suo rapporto con Lisa nel libro di Isaacson da cui è tratto il film: “Avrei voluto gestire le cose in modo diverso” dichiarò Jobs a Isaacson; “All’epoca non mi vedevo come padre, per cui non affrontai la situazione. Ma quando i risultati del test dimostrarono che era mia figlia, non è vero che dubitai. Accettai di mantenerla fino all’età di diciotto anni e diedi del denaro anche a Chrisann. Trovai una casa a Palo Alto e la feci sistemare perché ci abitassero, gratis, madre e figlia. La madre le trovò delle ottime scuole che io pagai. Cercai di fare la cosa giusta. Ma se potessi tornare indietro, mi comporterei meglio”.
Sorkin dice che se Jobs fosse ancora vivo vorrebbe chiedergli perché negò che il nome dell’Apple Lisa non fu un omaggio alla figlia. “Non riesco a capire perché negarlo” dice Sorkin, “Qualsiasi altro padre, anche se non fosse vero, l’avrebbe ammesso”.