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Le funzionalità pubblicitarie Android potrebbero violare le leggi UE sulla privacy

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Noyb, un gruppo che si occupa delle difesa dei consumatori per quanto concerne privacy e protezione dei dati, ha presentato una denuncia all’autorità francese preposta alla protezione dei dati, affermando che l’Android Advertising Identifier (AAID) di Google violi la “cookie law” europea (la normativa che obbliga di comunicare agli utenti come disabilitare i cookie) creando un ID univoco sul telefono, impedendo all’utente di eliminarlo, in violazione  delle norme europee che richiedono permessi “informati ed inequivocabili”.

Il gruppo in questione nei giorni precedenti ha citato anche Apple per l’uso dell’IDFA (IDentifier For Advertisers), servizio che, sulla falsariga di quanto fa Google, consentirebbe di identificare in modo univoco ma anonimo ogni utente e dispositivo.

È possibile resettare l’AAID (l’ID pubblicitario che Google assegna ad ogni account e quindi ad ogni utente) selezionando “Impostazioni Google” dal menù applicazioni del proprio dispositivo, selezionando Annunci” nella sezione “Servizi”, scegliendo “Reimposta ID pubblicità” e conformando con “Ok”. Questo però, avvisa il gruppo che si occupa di privacy, non elimina dati precedenti e non impedisce agli inserzionisti di impedire ulteriore tracciamento: dopo questi passaggi Google inizierà nuovamente a raccogliere dati per i futuri annunci mirati.

La denuncia è stata presentata in Francia ma il gruppo che si occupa di privacy evidenzia che il problema riguarda tutti i dispositivi venduti in Europa. Il gruppo, guidato da Max Schrems, personaggio noto per alcune sue battaglie sulla privacy, ritiene che la Francia possa obbligare Google ad agire in fretta. Le rimostranze di Noyb tengono conto di direttive dell’UE in merito alla privacy e quindi non richiedono la cooperazione di altre autorità. Se il gruppo riuscirà a far riconoscere come valide le sue rimostranze, Google rischia una “sostanziosa” sanzione.

Anche Google vuole le etichette per la privacy, ma con meno privacy

“Molti attori del settore adtech raccolgono informazioni su di noi da una varietà di luoghi, tra cui la navigazione sul web, i dispositivi connessi e i social media”, scrive Noyb. “Se combinati, questi dati forniscono un quadro dettagliato degli individui, rivelando la nostra vita quotidiana, i nostri desideri segreti e i nostri momenti più vulnerabili”.

“Ci sono pochissime azioni che i consumatori possono intraprendere per limitare o impedire il massiccio tracciamento e la condivisione dei dati che sta accadendo in tutta la rete. Le autorità devono adottare misure coercitive attive per proteggere i consumatori dallo sfruttamento illegale dei dati personali”.

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