Villetta unifamiliare, 220 metri quadrati, tre camere da letto, due bagni e garage vendesi per un iPhone 6. O almeno per un iPad da 32 Gb. E’ l’annuncio immobiliare comparso sul sito di un’agenzia di Detroit, riportato dalla sezione delle notizie locali della Cbs.
La casa si trova nella periferia est della città, è in stile coloniale e, stando alla fotografia, non è in ottime condizioni. Manca della porta d’ingresso e di conseguenza non è immaginabile che l’interno sia da subito abitabile. Secondo la Cbs il prezzo richiesto è stato di 5mila dollari per diverso tempo, poi abbassato di mille dollari prima a luglio, poi di nuovo ad agosto, sino alla proposta di questo baratto. Tra l’altro il proprietario avrebbe già accumulato un debito di 6mila dollari in tasse di proprietà.
Un’altra follia da iPhone, dunque? Forse. Ma in realtà è una vicenda che racconta in metafora il cambiamento epocale del tessuto economico americano e, in una certa misura di tutti i Paesi manifatturieri occidentali, con in prima fila l’Italia.
Detroit è stato il simbolo della produzione e del consumo di massa, il luogo dove è Hanry Ford ha prodotto il primo modello T, la città dove è nata la catena di montaggio e dove hanno avuto e hanno tuttora sede le più grandi aziende dell’automotive al mondo. La crescita della città (solo il comune negli anni ’80 aveva raggiuta i 2milioni di abitanti, ora è sotto i 700mila) è stata direttamente proporzionale allo svilupparsi di questo modello economico e produttivo e lo spopolamento della stessa – con case e interi isolati lasciati vuoti – una conseguenza del suo fallimento.
Una casa di Detroit in vendita per un iPhone è un segno del cambiamento di un’era: dalle grandi fabbriche metal meccaniche al “Designed in California”, ma “Made in China”.