Il blog di YouTube ha recentemente annunciato che siamo arrivati a quota 1miliardo. Cioè che ogni giorno viene visionato un quantitativo complessivo di almeno un miliardo di video (magari alcuni più di altri, però sempre un miliardo di volte).
L’obiettivo di Google, ricorda il Ceo e co-fondatore Chad Hurley, era quello di diventare il Burger King dei media visivi. A occhio e croce, ci sono perfettamente riusciti. In tre anni è successo di tutto, a partire dall’acquisizione da parte di Google (YouTube è stato fondato nel 2005) che, nonostante avesse un suo servizio analogo (Google Video) ha capito che aveva senso creare una piattaforma unica.
Le due leggi fondamentali di YouTube, ha spiegato Hurley, sono che i video i devono caricare e devono girare rapidamente da un lato e dall’altro che la piattaforma deve essere completamente aperta. In questo modo, non solo tutti sul pianeta possono rimettere in circolo video e audio proprio o altrui, ma anche farlo diventare un lavoro e guadagnarci dei soldi veri.
La cultura che esce fuori da YouTube è completamente differente da quella di Google e in questo caso non solo l’acquisizione è stata in realtà molto complementare, ma hanno fatto anche molto bene quelli di Mountain View ha tenere ben separato il brand di YouTube. Perché, avrebbero detto gli inquisitori spagnoli medievali, YouTube è il diavolo.
Pensateci: sommerge tutti con un flusso infinito di frammenti, ma anche più che non frammenti, sovvertendo le regole costituite (rimane quel certo vacuo senso della morale comune, in cui una mezza nudità è altrettanto vietata quanto un diritto di riproduzione del video o una scheggia di Siae non pagata), inducendo i giovani alla mollezza e rilassatezza d’animo, portando l’esperienza di vita al di fuori del vecchio schema: casa, scuola, ufficio e tivù, inserendo nella nuova vulgata anche i contenuti autoprodotti.
Noi che tendiamo, assisi sui nostri divani e poltrone da salotto, a pontificare sui fatti della vita mediatica, vediamo YouTube come un fenomeno gustoso da raccontare ma assolutamente pericoloso nella sua essenza. Perché esso sdogana il mare magnum di pubblici che vogliono attivarsi e fare, mostrando (come già i blog nei confronti dell’informazione) che in mezzo a tanto rumore comunicativo in realtà ci sono quelli più bravi o più interessanti di chi una volta deteneva il monopolio del video televisivo.
Abbiamo poi imparato, in questi tre vorticosi anni dall’acquisizione da parte di Google in cui è davvero successo di tutto (addirittura Obama ha vinto il Nobel per la pace), che YouTube non è un clone della televisione fai da te, ma che è una piattaforma che vuole mangiarsi tutto il video del mondo. Per questo sopra ci stanno anche i video delle aziende, i telegiornali, i video dai telefonini degli studenti che riprendono le gambe della maestra, le clip musicali degli anni Sessanta e Novanta, i film in bianco e nero degli anni Trenta, gli atterraggi in aeroplano a San Paolo in Brasile, i fulmini di notte e le corse a Varano su una Honda S2000 e mille e mille altre cose.
Google e YouTube non dicono quanti siano nel totale i video sulla piattaforma (casomai dicono quali sono i più guardati), però affermano che ogni minuto che passa su YouTube vengono caricate complessivamente 10 ore di nuovi video e poi fanno capire che lo scopo d’essere di YouTube in realtà è quello di trasformarsi in una sorta di nuovo Windows: tutto ciò che è video lo dobbiamo mettere là sopra, ci dicono i due fondatori-miliardari.
YouTube è uno strumento meraviglioso, a meno che il vostro progetto di business segreto non fosse quello di fare un sito sul quale la gente possa caricare i suoi video per farli vedere agli amici’¦