A congresso, i membri della American Medical Association hanno analizzato approfonditamente la questione e sono giunti a un punto d’accordo: giocare troppo con i video games non è una forma di dipendenza né una malattia mentale. Ovvero, potrebbe esserlo, ma per capirlo ci vorranno ancora cinque anni di analisi e test: solo allora si saprà ed eventualmente bisognerà aggiungere al American Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders (la Bibbia delle patologie mentali) anche i video games.
La notizia è abbastanza confortante almeno nel breve periodo, soprattutto visto il trattamento che i media stanno facendo dei videogiochi – che adesso hanno peraltro superato non solo il fatturato del cinema, ma anche quello dell’industria musicale – anche per i recenti casi di censura ministeriale in Italia (ma nel resto del mondo è imposta dagli stessi produttori e dalla loro associazione di categoria) a Manhunt II.
Nei prossimi mesi vedremo se in effetti è una patologia il troppo amore per i videogiochi. Così come è risultato essere una sindrome con forte dipendenza quella relativa ad Internet, ovverosia la famigerata Internet Addiction