La notizie più chiacchierata della settimana è stato sicuramente il trucco utilizzato da Google per aggirare le impostazioni di base di Safari, che nativamente rifiuta i cookies di terze parti, fondamentali ad aziende come Google per servire annunci pubblicitari in linea con il comportamento online dell’utente. Molti utenti si sono dimostrati indifferenti alla notizia; molti ma non tutti, e tra i non felici del sistema implementato da Big G c’è lo statunitense Matthew Soble che ha deciso di presentare una denuncia presso la corte federale del Delaware sostenendo che “Google ha volontariamente e con metodo violato le leggi federali sull’intercettazione”.
E’ probabile che l’iniziativa dell’utente nasca dalla volontà di far nascere una class action, cui potranno aderire tutti coloro che reputino come lesive della propria privacy i settaggi forzati da Google. La società americana non è la prima volte che deve affrontare un class action per poblematiche legate alla privacy degli utenti; basta ricordare le problematiche causate da Google Buzz, le cui impostazioni vennero prese sottogamba da Google finendo per costare un risarcimento di 8.5 milioni di dollari. Se altri utenti seguiranno l’esempio di Matthew Soble, Google potrebbe trovarsi nuovamente in guai simili e non va neppure escluso che Apple decida di scendere in campo sul piano legale per sostenere a sua volta un’azione contro Mountain View.
Google al momento non ha commentato la denuncia.