Non è raro leggere di sviluppatori di grande aziende di che si lamentano di orari di lavoro eccessivi e pressanti sessioni di crunch prima dell’uscita di un nuovo gioco, specialmente se si tratta di grossi progetti con severe date di consegna e la scena dei software mobile non fa eccezione. Di questi giorni è l’uscita pubblica di Glenn Watson, ex capo programmatore in Gameloft, olosso francese specializzato nel mercato smartphone e tablet con sedi in tutto il mondo.
Watson afferma di aver talvolta lavorato oltre 100 ore a settimana: “è stato quando ho lavorato 14 ore al giorno per quattro settimane, inclusi i weekend, che mi sono reso conto di dover dare le dimissioni”. I problemi sarebbero continuati anche dopo la domanda di dimissioni, poiché a Watson venne chiesto di fare pubblica ammenda per aver messo in difficoltà il resto del team: cosa che, peraltro, lui fece, nella speranza però che gli altri sviluppatori di Gameloft possano ricevere condizioni di lavoro più umane.
Gameloft ammette che in alcuni casi vengono richieste sessioni di lavoro più lunghe della norma, ma sottolinea essere in linea con le condizioni contrattuali interni e le norme che regolano i contratti di lavoro generali. Resta da vedere se questa presa di posizione accontenterà l’IGDA, l’associazione internazionale degli sviluppatori di videogiochi o se non ci sarà un intervento diretto, come accaduto in occasione di un caso simile che ha coinvolto Rockstar Games e gli sviluppatori che hanno lavorato a L.A. Noire.