Dopo 20 giorni dalla sua apparizione in pubblico iPhone vede abbattutta una barriera importante nell’accesso alla SIM che Apple e AT&T utilizzano per legare il cliente ad un contratto biennale (o in alcuni casi ad una prepagata a maggior costo mensile): l’hack consiste nel far utilizzare al telefono di Cupertino una qualsiasi SIM, anche preesistente, anche aziendale con marchio AT&T con l’ovvio vantaggio di non dover sottoscrivere un nuovo contratto e quello di avere tariffe telefoniche del 20% più basse (ma senza il vantaggio del collegamento internet flat che per alcuni potrebbe essere inutile con il wi-fi diffuso).
Ora resta il passo finale, quello di sbloccare del tutto il legame con AT&T e permettere l’uso di una SIM di altro carrier: i maghi del codice hanno determinato il chipset radio ma non possono utilizzare gli strumenti standard di accesso alla SIM per problemi di accesso al firmware baseband.
Pur conoscendo il comando per eseguire l’unlock “AT+CLCK=”PN”,0,”xxxxxxxx” quel che manca è il numero che sostituisca le “x”: corrispondono al Network Control Key che sembra essere unico in ogni telefono ma inserire le possibili sequenze in serie è pericolossissimo visto che dopo 10 tentativi il firmware si blocca indefinitamente su AT&T.
Il firmware ha una firma che viene controllata nel bootloader e alla fine controllata dal programma di update che compie un controllo con un numero che può essere cambiato: alla fine il telefono si aggiorna ma non il telefono non effettua più il boot perchè le firme non corrispondono.
La sfida è ancora lungi dal trovare una conclusione e sicuramente ogni informazione resa pubblica sugli hack fornisce ad Apple anche dati sulle contromisure da prendere.