Riccardo Rossi è un volto notissimo della Tv e del Cinema, oltre una voce altrettanto nota della radio. Pochi però sanno che Riccardo è un grande appassionato di prodotti Apple, oltre che un “tecnofilo” avidissimo. Così, tra una fiction e un programma Tv, tra una serata a teatro e uno show su RaiDue, la sua mente e i suoi interessi si concentrano su tutto quanto c’è di nuovo nel campo dell’elettronica, specie se in qualche modo ha a che fare con il mondo Apple. Di questi tempi è quindi impossibile per Riccardo, come per tutti noi, non vagare con la mente sul mondo dei tablet, tema caldo anzi caldissimo sopratutto in vista del lancio della interpretazione della Mela di quello che si annuncia come il leitmotiv dei prossimi mesi. Nel blog dell’attore (e lettore di Macitynet), abbiamo trovato una riflessione scritta in maniera ironica e simpatica ma che non per questo manca di offrire un interessante spunto su un tema particolare in cui molti tra coloro che leggono, si ritroveranno: le tastiere dei tablet, sempre più piccole e sempre più difficili da utilizzare. Riportiamo qui sotto il testo che Riccardo ci ha gentilmente consentito di riprodurre, invitando i nostri lettori, se lo desiderano, a fare una visita al blog dove è stata pubblicata in originale e dove è possibile inviare anche il proprio commento.
Nella battaglia a colpi di presunte novità che in questi giorni si sta combattendo tra gli espositori (tra i quali figurano mostri come Microsoft e Intel) a Las Vegas, e più precisamente al Consumer Electronics Show, per essere i primi a mettere in vendita la novità più attesa nel campo dei computer e cioè il TABLET, il computer ultraportatile, manca da parte dei costruttori, un’attenzione di fondo: ma PER CHI LI FANNO QUESTI TABLET? Non si sono resi conto che LE DITA, LE DITA UMANE, NON ENTRANO, NON ENTRANO PIU’? Le nostre dita non hanno un campo d’azione sufficiente per muoversi su quegli schermetti, e la tastiera “touch” non funziona bene sotto i colpi maldestri che diamo (complice, va detto, la vista che comincia inesorabilmente a flettersi come una batteria scarica).
Le mani che vediamo svolazzare leggiadre negli spot, sono di un “manista”, cioè di uno che di bello ha le mani (spesso un mostro di faccia, anche da piccolo gli dicevano “che belle mani che hai”). Quindi non ha quelle ditacce che ci ritroviamo tutti noi, screpolate, avvizzite da anni di tagliere, con cipolla, carota e coltellino, oltre ad anni di battiture su tasti meccanici delle olivetti prima e dei computer poi e che si muovono ormai incerte dal timore di sbagliarsi su quelle tastiere formato santino. Adesso basta, è arrivato il momento di dirlo. I dirigenti di queste aziende devono capire che questi oggetti andranno in mano a gente normale, come loro, non agli insetti e alle loro piccole chele. Quando capiranno che dopo i 16 anni le mani dell’essere umano diventano degli attrezzi e non sono più quelle di Mimì dell’omonima gelida. E mi chiedo, anche: ma loro come fanno poi? Steve Ballmer, Ceo della Microsoft è un orco, pesa 120 chili, il suo nuovo tablet gli sta nel palmo della mano, come pensa di scrivere una mail se non con l’aiuto di una segretaria appena uscita dalla UCLA?
Io adoro la tecnologia, mi sfrena la novità , e sono, giustamente, fanatico della Apple sin dal 1990, sono quindi vent’anni tondi tondi, era gennaio, che un Mac è dentro casa mia. Però io l’iPhone, purtroppo non ce l’ho, proprio perché è tutto fuorché un telefono, anche se riconosco che è l’oggetto più bello del mondo, dopo il termometro! Ma adesso forse mi rifarò, perché toccherà a lui presentare “iSlate” come pare si chiami, il tablet della Apple. Sto parlando di Steve Jobs, l’uomo che ha detto “à vero sono ricco, ricchissimo, ma sono disposto a dare via tutto il mio patrimonio in cambio di un pomeriggio con Socrate” (per inciso, lo vorrei proprio vedere…). Jobs è stato il profeta del “Think Different” e io proprio questo gli voglio chiedere alla vigilia (se tutto va bene il 26 gennaio, Steve parla sempre di martedì) della sua presentazione del tablet così come lo vede lui, quindi bellissimo: “Steve, tu che sei il mio idolo, non smentirti, e ti prego, di’ qualcosa di UMANO!”