I missionari del XXI secolo portano anche la rete. Non c’è infatti possibilità di sviluppo e di competizione se si privano interi continenti di Internet e di quello che la rete significa per livellare le barriere dei mercati, consentire l’accesso a contenuti e permettere di inserire i propri. Internet è una leva per sollevare le barriere e il cavo sottomarino che la porta è il plesso grazie al quale è possibile flettere i blocchi che ostruiscono gli accessi.
Il cavo sottomarino, di proprietà al 75% di aziende africane, con una lunghezza di 17mila chilometri, è la leva del miracolo. Porterà con sé 1,28 terabyte di dati al secondo, vae a dire l’utilizzo che mediamente 160 persone hanno in un mese di Internet con video e audio, compresso in un secondo. Basterà per illuminare tutto il continente con la rete?
Seacom ha questa ambizione. Ci sono voluti tre anni per realizzare questo progetto che possiamo definire tranquillamente gigantesco. Non sono mancate polemiche né analisi dei problemi economici (circa l’effettiva proprietà della struttura) che sociali che nascono. Però l’opera è davvero ragguardevole.
Il cavo scorre per una lunghezza davvero ragguardevole e fornisce una alternativa più stabile e sicura rispetto alle connessioni via satellite. Inoltre, mancando una latenza significativa che invece nel satellite è un po’ la maledizione della connessione, permette di utilizzare con abbondanza tutti i servizi in real time come la voce e il video in diretta.
Ci sono tre stazioni principali, in Sudafrica, in Kenya e in Madagascar, e altre lungo la costa est dell’Africa, lungo la quale scorre la maggior parte del cavo. L’avventura per realizzarne la posa e farlo funzionare non verrà probabilmente mai raccontata da nessuno, anche se meriterebbe l’attenzione di un moderno romanzo, tra crisi economica, incidenti, pirati somali e di altre nazionalità .
Gli effetti di questa rivoluzione digitale non si avvertiranno subito, però. Per superare il digital divide del continente africano occorrerà del tempo. Si partirà infatti dando più banda e a prezzi più economici ai paesi che già ne hanno molta. Anche perché a fare da traino per la realizzazione del progetto è stato, non a caso,
il Sudafrica. Neotel, azienda di comunicazioni di quel paese, è il più grande azionista di Seacom.
La necessità del progetto è giustificata anche solo dai benefici che potrà averne il paese situato nella parte più meridionale del continente, che ha ancora una cultura a prevalenza europea, visti i legami del Sudafrica con la Gran Bretagna. Tuttavia, molti altri paesi, tra cui la Tanzania, considerano la partenza di questo progetto come il più significativo momento di sviluppo della modernità nell’Africa del XXI secolo.