Colpo di scena, ma non troppo: Ron Johnson è stato licenziato da JC Penny. La notizia dell’estromissione dal vertice della catena di grandi magazzini americana dell’ex capo del retail di Apple è stata diffusa qualche decina di minuti fa da CNBC e confermata da numerose altre fonti, inclusa JC Penny stessa che in un comunicato ha poi affermato di avere sostituito, temporaneamente, Johnson con il suo predecessore, Myron E. Ullman III.
La posizione di Johnson con l’incarico di amministratore delegato di JC Penny era in forse da molti mesi per una serie di scivoloni che avevano dimostrato una certa incapacità del CEO a interpretare il mercato e i clienti dell’azienda. Tra gli eventi che hanno giocato contro Johnson, citati dal New York Times, la cancellazione del programma di saldi, poi precipitosamente reintrodotto quando è stato chiaro che l’azienda perdeva grandi quantità di denaro, campagne pubblicitarie che puntavano sullo stile e tralasciavano il costo degli articoli quando invece i clienti hanno dimostrato di avere interesse a sapere quanto un prodotto costa e una strategia con tre differenti fasce di prezzo che ha generato sconcerto e confusione.
A fronte di 4 miliardi di dollari di fatturato perduti nel 2012, il dimezzamento del valore azionario a un anno dall’ingresso in società di Johnson, il rosso di 552 milioni di dollari nel solo scorso trimestre, eventi non slegati dalla decisione dal dimezzamento dello stipendio dello stesso Johnson, lo scossone avvenuto questa notte era dato come il prossimo inevitabile e imminente passo.
Le sfortune di Johnson in JC Penny, dove tutto quel che ha toccato si è trasformato in una mezza sciagura, sembrano una sorta di storia inversa a quel che gli era accaduto in Apple dove, invece è parso una sorta di Re Mida. Si deve a Johnson la nascita della catena dei negozi che hanno avuto un successo ineguagliato; si attribuiscono a lui alcune scelte strategiche tra cui la semplificazione dell’offerta, la capacità di creare un ambiente in un tempo “geek” ma anche famigliare, la scelta di formazione tra l’amichevole e il rigorosamente professionale degli specialisti, e molti altri dettagli tra cui il Genius Bar.
Ricordiamo che Johnson aveva annunciato la decisione di lasciare Apple a metà 2011, andandosene effettivamente solo poco dopo la morte di Jobs. Da allora Apple è rimasta quasi sempre senza capo del settore retail se si fa eccezione per il breve periodo in cui l’incarico era stato affidato John Browett, anch’egli cacciato com’è stato cacciato il suo successore da JC Penny oggi. Attualmente la poltrona è ancora libera e non è detto che a qualcuno in Apple non venga in mente di offrirla di nuovo a Johnson che aveva lasciato Cupertino di sua spontanea volontà, restando in buoni rapporti, almeno apparentemente, con i vertici dell’azienda.