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Repubblica: «Apple voleva un Cubo in cristallo in piazza Duomo a Milano»

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Apple cerca una location in centro città a Milano per realizzare uno dei suoi Store; la notizia viene lanciata oggi da Repubblica. La volontà di Cupertino di realizzare un flagshship store nel cuore della capitale economica d’Italia, non è certo una novità per chi segue Macity che, da un paio di anni, sostiene che la caccia è in corso (e probabilmente vicina se non approdata ad un risultato); molto più stupefacenti e per alcuni versi anche sconcertanti, sono i dettagli con cui il giornale condisce nella sua edizione milanese la vicenda.

In primo luogo, dice Repubblica, Apple avrebbe sorprendentemente pensato per Milano di realizzare un cubo in cristallo e ancora più sorprendentemente (o sconsideratamente) avrebbe cercato di realizzarlo o in piazza San Babila o addirittura in piazza Duomo.

La ragione del “sorprendentemente” accostato alla scelta del cubo è facile da intuire per tutti gli appassionati della Mela: Apple non ha mai ripetuto i moduli architettonici dei suoi flagship store ma avrebbe deciso di farlo per Milano, per giunta ripetendo la scelta compiuta a New York diluendo l’impatto di un simbolo mondiale del retail il punto vendita di Manhattan.

La sconsideratezza della richiesta della location è, invece, facilmente comprensibile da tutti: l’idea che si possa ottenere il permesso di realizzare un cubo in cristallo in piazze storiche come San Babila o, peggio, Duomo è, ad voler usare un termine eufemistico, balzana ma meglio sarebbe dire semplicemente folle. Non si deve essere esperti urbanisti per sapere che una simile proposta sarebbe destinata a suscitare prima che un no, l’ilarità di soprintendenze e comune. Eppure sembra proprio, almeno stando a quanto riferisce Repubblica, che cita le affermazioni di Cushman & Wakefiled broker che cura il reperimento di stabili per collocare gli Apple Store, che questo sia capitato. Resta da capire chi sia la fonte (il giornale non lo dice anche se virgoletta affermazioni attribuite all’immobiliare londinese), se qualcuno esterno allo studio che lavora con Apple, o qualcuno interno allo studio. In quest’ultimo caso probabilmente si tratta di un novizio che non sa quante sono le teste cadute e quanti i contratti stracciati da Apple per aver visto apparire sui giornali cose meno riservate di quelle spifferate a Repubblica. Altrettanto attendibile supporre che la gola profonda poco o nulla sappia di quel che sta accadendo e che abbia semplicemente millantato credito. Questa ipotesi sarebbe francamente anche più confortante nel quadro complessivo che tende ad attribuire ad Apple e ai suoi partner una superiore capacità di analisi del mercato rispetto a quella, davvero molto rivedibile, di chi si fosse fatto avanti chiedendo piazza Duomo per farci un cubo in cristallo sotto il quale vendere iPhone e Mac.

In ogni caso, tornando al racconto del giornale e ipotizzando che ci sia stata davvero una richiesta della location “fronte Duomo”, va detto che la bizzarra idea sarebbe stata messa da parte (non è dato di capire se solo con un “niet” o anche con l’accompagnamento di una sonora risata) e ora Apple sarebbe alla ricerca di una nuova struttura. Una di quelle possibili, in galleria dei Servi che Macitynet ritiene sia da tempo nel mirino di Apple, dice Repubblica, sarebbe stata esclusa “perché l’edificio non avrebbe una storia sufficiente”, con buona pace degli storici dell’architettura che ritengono BBPR, che ha realizzato il complesso ora oggetto di ristruttazione, uno degli studi di architettura più prestigiosi a livello italiano del dopoguerra. Giudizi sull’edificio a parte, va detto che l’informazione, contrasta con quanto il nostro sito ha appreso anche recentemente, non da Cushman & Wakefiled o da qualche sedicente personaggio nell’orbita del broker londinese, ma da fonti che in passato si sono dimostrate molto affidabili in merito alle locazioni degli Apple Store, secondo le quali in realtà la Galleria dei Servi (oggetto del più massiccio e costoso intervento di ristrutturazione di corso Vittorio Emanuele di tutti i tempi) è ancora candidata ad ospitare il primo flagship store italiano.

In questa ridda di ipotesi e di voci, tra (sempre) sedicenti insider e location improbabili, l’unica notizia da tenere in conto sembra essere la disponibilità di Milano a supportare Apple nell’apertura di un negozio in città. «Il tavolo di confronto è aperto – dice l’assessore all’urbanistica Masseroli a Repubblica – sono sicuro che troveremo una soluzione soddisfacente». Sperando che qualcuno, dopo avere scartato perchè un po’ fuori mano, Santa Maria delle Grazie, nonostante il suggestivo sfondo che l’ultima Cena di Leonardo farebbe al Genius Bar, non ritenga soluzioni soddisfacenti solo il porticato di Sant’Ambrogio o uno spazio ricavato erigendo una parete di cristallo tra le colonne di San Lorenzo. Siamo infatti pronti a scommettere che questi due monumenti, pur avendo una storia più lunga di Galleria dei Servi, hanno le stesse possibilità di veder allestiti banconi con iPod e Mac che aveva piazza Duomo di veder sorgere un cubo in cristallo con il simbolo della Mela: zero.

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