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Quel giorno in cui Jobs per fingere di essere povero nascose la sua Porsche

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Sappiamo molto di Steve Jobs, il defunto e carismatico ex CEO di Apple, in particolare grazie alla biografia di Walter Isaacson nella quale lo stesso Jobs ha raccontato vari episodi della sua vita e storie in precedenza sconosciute. Forbes ha raccolto alcuni nuovi e curiosi aneddoti raccontati da amici e colleghi che hanno avuto modo di lavorare con lo scomparso co-fondatore di Apple. Tra le vicende più curiose quella ad esempio del Software engineer Randy Adams (accreditato nel team che ha inventato Adobe Acrobat e il formato PDF) che aveva inizialmente rifiutato l’offerta di Jobs per lavorare in NeXT (azienda fondata dopo l’allontanamento da Apple); nel 1985 Adams non aveva voglia di tornare a lavorare dopo aver venduto la sua pioneristica società che sviluppava applicazioni per il desktop publishing. Jobs lasciò alla sua segreteria telefonica un messaggio: “Stai mandando a quel paese l’occasione di una vita Randy, la stai mandando a quel paese” convincendo Adams a ripensare all’offerta.

Adams, usando una parte dei soldi che aveva guadagnato con la vendita della sua società, aveva comperato una Porsche 911 lo stesso periodo in cui l’acquistò anche Jobs. Le due auto erano parcheggiate vicine, occupando l’equivalente di tre posti, per il timore di ammaccare le portiere; un giorno Jobs si recò nel cubicolo di Adams dicendogli che dovevano spostare le auto. Alla richiesta di spiegazioni di Randy, Jobs spiegò che stava arrivando Ross Perot, il miliardario statunitense, già anche candidato alla presidenza degli Stati Uniti, che voleva investire in NeXT, e non voleva dare a quest’ultimo l’impressione che avessero un sacco di soldi. Nascosero le auto sul retro degli uffici della NeXT e Perot investì 20 milioni di dollari nel 1987 entrando di diritto nel consiglio di amministrazione della società.

Lo sviluppatore ricorda anche di quella volta nell’autunno del 1986 che Bill Gates arrivò in NeXT per un meeting; la receptionist della hall al piano terra chiamò Jobs nel suo ufficio al piano superiore per comunicargli che Gates era arrivato: “Lo vedevo seduto nel suo cubo, per niente indaffarato o preoccupato di chiamare Gates; lo fece aspettare di proposito nella hall per un’ora, il che la dice lunga sulla loro rivalità”. Gli ingegneri di NeXT, racconta Adams, capirono e andarono al piano terra intrattenendo Gates con alcune domande; “Ci divertimmo e passammo un’ora a parlare con lui fino a quando Steve non lo chiamò”.

Adams racconta di aver lasciato l’azienda per disaccordi con la decisione di Jobs sull’uso del supporto di memorizzazione (un innovativo, per l’epoca, disco magneto-ottico da 250MB) che egli presentiva sarebbe stato troppo lento. Un po’ di tempo dopo, Jobs convinse Adams a creare una società dedicata allo sviluppo di software per NeXT, nata grazie a 2 milioni di dollari del fondo d’investimenti Sequoia Capital. Dopo la nascita dell’azienda, Jobs chiamò ancora Adams, per fargli sapere che NeXT avrebbe abbandonato il business delle workstation per concentrarsi solo sul software. “Mi disse che il costo dell’hardware si sarebbe abbassato e di pensare che sarebbe diventato un bene di consumo”: “Perché non vendi PC gli dissi?” “Preferirei piuttosto vendere cacca dei cani” rispose Jobs.

In altre testimonianze di Adams, si racconta di come Jobs, un vegano, prendeva in giro gli ingeneri che andavano a comprare sandwich: “Oh, l’odore di carne bruciata di animali freschi; che delizia!” o di quando nel 1986 Jobs, vestito da Babbo Natale, distribuì banconote da 100 dollari ai dipendenti.

Altro curioso episodio riguarda gli Apple Store. Come noto, Jobs aveva l’ossessione per i dettagli, non solo quelli riguardanti i prodotti hardware ma anche quelli riguardanti l’aspetto dei negozi. Pare che i pavimenti di questi ultimi fossero inizialmente troppo soggetti a sporcarsi, mostrando macchie nere lasciate dalle scarpe. Alla presentazione di un mini-store allo Stanford Shopping Center di Palo Alto, l’ex CEO di Apple si arrabbiò tanto da non volere in un primo momento parlare con i giornalisti, rendendosi conto che i progettisti non avevano mai pulito un pavimento in vita loro. Naturalmente furono costretti poco dopo a modificare la pavimentazione usata nei negozi.

Marc Andreessen, co-autore di Mosaic e co-fondatore di Netscape Communications, ricorda di aver visto Jobs con il primo iPhone alcuni mesi antecedenti il lancio. Da appassionato utente BlackBerry, la prima cosa che chiese fu: “Non pensi sarà un problema la mancanza di una tastiera fisica? Le persone non avranno problemi nello scrivere direttamente sullo schermo?”, “Si abitueranno” fu la risposta di Jobs.

Questi sono solo alcuni dei curiosi episodi raccontanti da Forbes, altri con protagonisti quali Guy Kawasaki (“chief evangelist” di Apple), Nolan Bushnell (fondatore di Atari), Regis McKenna (guru del marketing) e altri ancora, sono riportati nell’articolo di Forbes al quale ovviamente vi rimandiamo. A chi ama questi racconti, ricordiamo che da tempo esiste Folklore.org, sito che raccoglie la storia della Apple degli anni d’oro, pieno di episodi su Jobs e non solo.

[A cura di Mauro Notarianni]

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