Niente bando ai prodotti Samsung, niente nuovo processo sulla vicenda che oppone i coreani ad Apple. Questo quello che ha decretato ieri durante un’udienza il giudice Lucy Koh in risposta a due esplicite richieste delle due parti.
Il no ad Apple significa che Samsung può continuare a vendere negli Stati Uniti tre dei suoi telefoni più vecchi, quelli che erano stati indicati come “copiati” ad iPhone e che erano stati all’origine della multa di un miliardo di dollari per Samsung. Secondo Koh, non sarebbe nell’interesse del pubblico il fatto che questi telefoni siano esclusi dal mercato; in più i tre dispositivi contengono solo un piccolo numero di funzioni che sono state giudicate come “copiate”, mentre ce ne sono moltissime altre che sono originali e che costituiscono il nucleo dei prodotti Samsung.
Il semaforo rosso alle richieste di Apple è stato accompagnato da un simile stop ad una richiesta di Samsung, che chiedeva l’invalidazione del processo perché uno dei giurati avrebbe avuto degli interessi personali nel sanzionare Samsung (era un dipendente di Seagate di cui ora Samsung ha una percentuale del 10% e avrebbe voluto “vendicarsi” usando il processo). L’obbiezione contro Velvin Hogan, questo il nome del giurato, secondo il giudice sarebbe arrivata troppo tardi mentre aveva in precedenza tutti gli elementi per investigare su Hogan. «Tra prima e dopo c’è una sola differenza: il fatto che Samsung è stata giudicata colpevole ed è stata sanzionata»