Sembra esserci una piccola corsa all’aumento dei prezzi della memoria RAM: i costi dei chip di memoria sono mediamente aumentati dal 10% al 25% e secondo quanto riporta Digitimes la colpa dell’aumento è da attribuire alla bancarotta di Qimonda, società tedesca produttrice del 9,5% dei chip presenti nei moduli di memoria realizzati da varie società produttrici di memorie RAM.
Non è chiaro se i prezzi continueranno ad aumentare o raggiungeranno un punto di equilibrio; questo potrebbe dipendere da molti fattori, inclusa la domanda globale e la volontà da parte dei produttori di rilanciare un mercato in fase di stallo.
L’impatto, ad ogni modo, non dovrebbe influenzare (almeno nell’immediato futuro) esageratamente i costi. I prezzi sono in questo momento talmente bassi che nella peggiore delle ipotesi si avrà un incremento di pochi euro per ogni modulo di memoria RAM. “L’insolvenza di Qimonda non avrà alcun impatto sulla attuale situazione di mercato poiché loro producevano solo una piccola parte dell’intera produzione mondiale di chip di memoria” ha affermato Nam Hyung Kim, direttore e capo analista di iSuppli, una delle più note e apprezzate società di “Applied Market Intelligence”.
Le motivazioni del fallimento di Qimonda sono da addurre ad una ricerca di fondi per un totale di 384 milioni di dollari non riuscita unitamente ad una vendita dei propri assets per 415 milioni di dollari per la quale sembra che l´azienda non abbia ancora ricevuto le dovute somme. Il produttore tedesco, insomma, si trova in una situazione di insolvenza.
Qimonda manderà a casa ben 12.000 impiegati dopo i 3.000 posti di lavoro tagliati lo scorso mese di Ottobre. Alcune di queste posizioni saranno assorbite da Infineon. Il produtore tedesco tenterà di continuare la sua attività con un programma di ristrutturazione supportata da un periodo di amministrazione controllata.
[A cura di Mauro Notarianni]