I prodotti della Mela, per quanto abbiano o abbiano avuto successo, non sono mai stati esenti da critiche, anche velenose e puntuali. Un conto è, però, ricevere una critica da un’importante voce del mondo hi-tech; altro conto è invece riceverla direttamente da Barack Obama, l’attuale presidente degli Stati Uniti.
La critica giunge dal “palco” della Hampton University in Virginia, durante un discorso agli studenti in cui il presidente affrontava l’argomento dell’informazione ai cittadini, evidenziando le parole di Thomas Jefferson, secondo cui la vera democrazia può giungere solamente fra cittadini correttamente informati. Di qui l’importanza dell’informazione in un contesto democratico.
Ricollegandosi alla tematica, il commento di Obama appare chiaro: “Con iPod, iPad, Playstation e Xbox – nessuno dei quali ho idea di come funzionino – l’informazione diventa una distrazione, un diversivo, una forma di intrattenimento, piuttosto che uno strumento di responsabilizzazione o un mezzo di emancipazione.”
“Alcune delle richieste più folli possono velocemente rivendicare attenzione – prosegue Obama riferendosi ai blog o ai talk show – e questo non mette pressione solo su di noi ma anche sul nostro Paese e sulla nostra democrazia”.
Le parole del Presidente degli Stati Uniti rivelano un pensiero vicino alle teorie di Marshall McLuhan, sociologo canadese che prefigurò una centrale importanza nella comunicazione per il mezzo, considerato come parte integrante del messaggio, in alcuni casi anche fautore del messaggio stesso.
“Il mezzo è il messaggio” affermava McLuhan: il mezzo di comunicazione non è indifferente al messaggio comunicato, così come le fruizione delle notizie su iPod, iPad , Playstation e Xbox è – almeno stando alle parole di Obama – differente e meno impegnata rispetto ai media tradizionali, rischiando di diventare più info-intrattenimento, forse più la seconda che la prima.
L’iPad, da molti osservatori, è stato spesso definito uno strumento in grado di rivoluzionare il mercato dell’informazione; sembrerebbe dunque che Obama la pensi allo stesso modo, con un giudizio però in questo caso negativo, più vicino ad un’involuzione piuttosto che una evoluzione.
[A cura di Giordano Araldi]