Nuove conferme sulla rottura delle trattative tra Universal Music ed Apple. Dopo le prime informazioni diffuse nel corso del fine settimana dall’autorevole Wall Street Journal, oggi sull’argomento torna l’altrettanto affidabile New York Times che fornire altri dettagli sulla vicenda.
In base a quanto avrebbero riferito al giornale alcune persone informate sui fatti, Apple e Universal Music non sarebbero riuscite a trovare un accordo di lungo termine per la commercializzazione delle canzoni su iTunes. Invece di un accordo di due anni il patto sarebbe di breve termine, come dire che Universal potrebbe, con un breve preavviso (qualcuno parla di un mese) togliere la sua musica da iTunes. In più Universal è libera di cercare accordi con altre realtà che commerciano musica on line anche per accordi esclusivi. Non c’è dubbio che l’oggetto del contendere siano i soliti prezzi fissi, pretesi da Jobs e avversati dalle case discografiche, e probabilmente la volontà da parte di Universal di accedere al sistema di profitto istituito da Apple che ricava la gran parte dei guadagni dalla vendita di iPod. La casa discografica americana alla luce del fatto che i negozi di musica altro non sono che un sistema per vendere più hardware è riuscita a spuntare una sorta di ‘tassa’ su Zune e mirava esplicitamente ad ottenere la stessa cosa da Apple.
Rifiutando un accordo di lungo termino Universal mette in atto una chiara strategia. L’obbiettivo è quello di tenere sotto pressione Apple, facendola camminar sul filo del rasoio e potendo sempre contare sulla possibilità di presentare il conto, pena la perdita di un partner che rappresenta un terzo delle vendite negli Usa.
In realtà alcuni osservatori fanno notare che Universal sta scherzando con il fuoco. Jobs potrebbe anche rinunciare alla musica della casa discografica, ma Universal, che trae dalle vendite di musica on line il 15% del suo fatturato, non è in grado di rinunciare facilmente al negozi che occupa più dell’80% del mercato. ‘Quando i tuoi clienti non sanno rinunciare ad iPod – ha aggiunto Ken Hertz, che rappresenta artisti come Beyoncé e i Black Eyed Peas, contro chi ti stai scagliando? La chiave del sistema è incrementare la concorrenza, senza inimicarsi Steve Jobs. Le case discografiche devono fare questa operazione mentre Jobs ha ancora la necessità di trattare»