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Numero di attivazioni di iPhone, gli analisti non si preoccupano

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I numeri diffusi ieri da At&T a proposito delle attivazioni di iPhone vogliono dire poco o nulla se li si vuole usare per interpretare le prospettive a medio e lungo termine del telefono cellulare di Apple. Ad esprimere questa opinione è Gene Munster, un analista di Piper Jaffray, che non pare di poter essere citato nell’elenco dei delusi dalle vendite di iPhone come qualche giornale, anche italiano, ha fatto ieri in qualche frettoloso articolo della prima ora.

I commenti di Munster arrivano al termine di una giornata difficile per le azioni di Apple che in borsa hanno fatto segnare un pesante arretramento (-6,13%), conseguenza delle cifre diffuse dalla società  per la telefonia che per la prima volta ha fornito un riferimento oggettivo per valutare il gradimento da parte del mercato di iPhone, indicando in 145mila il numero di cellulari attivati nei primi due giorni di disponibilità .

Secondo Munster chi, in conseguenza di questi numeri, avesse già  sentenziato che iPhone è un insuccesso, dimostrerebbe di essere fuori strada e di dimenticare due elementi di giudizio: il primo è che le previsioni di vendita per iPhone nel 207 e nel 2008 non sono per una crescita esplosiva, il secondo è che in passato qualcuno usò i numeri messi insieme nel trimestre di Natale 2004 da iPod (4,6 milioni di pezzi venduti contro 8 milioni previsti) per dire che il player non aveva avuto successo. “La verità  è che la qualità  di iPhone – dice Munster – non ha avuto quasi nessun effetto sulle dinamiche di vendita dei giorni scorsi e in ogni caso i numeri realizzati sono superiori di gran lunga a quanto ci si sarebbe potuti attendere. iPhone resta un riferimento e un apripista per i telefoni cellulari di prossima generazione e dietro l’angolo cova una enorme domanda per esso. Quello che ci si deve chiedere non è se, ma quando si assisterà  ad una sostanziale crescita della richiesta”.

Ricordiamo che, sempre a margine dei numeri riportati ieri da At&T e alle considerazioni di alcuni osservatori, altri analisti hanno messo in guardia dall’usare le cifre per trarre giudizi. In particolare si deve considerare che i circa 150mila iPhone venduti riguardano 30 ore di disponibilità  (e non 48 ore né l’intero week end che, visto il lancio avvenuto alle sei di venerdì 29 giugno, sarebbe stato di 54 ore) e che le attivazioni non sono sinonimo di telefoni venduti, visto che un numero non quantificato di clienti ha avuto difficoltà  nell’attivare il cellulare che era regolarmente in suo possesso. Infine va anche considerato che ciascun cliente, a seconda che avesse comprato iPhone da Apple o da At&T poteva acquistarne solo uno o due (per impedire fenomeni di “bagarinaggio”) e che quindi è possibile che ci siano state famiglie costrette a tornare più volte ai negozi e certo questo non è avvenuto nel corso dei primi due giorni.

“Tutto considerato – dice Igrid Ebeling, analista di JMP Securities – il debutto di iPhone appare essere andato benissimo e le cifre messe insieme nei primi giorni ci possono lasciare credere che i 10 milioni di iPhone venduti entro il 2007 previsti da Apple siano una stima conservativa”.

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