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Motorola lancia il Razr2: la paura dell’iPhone fa 90?

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Proviamo per un attimo a metterci nei suoi panni. Edward J. Zander, Ed per gli amici, ha 60 anni. Guida dal 2004 Motorola, l’azienda che tra le altre cose ha inventato il telefono cellulare e che produceva i processori più belli del mondo (insieme ad Ibm e Apple) prima di perdere completamente il filo e scorporare la divisione sotto il nome i Freescale. L’azienda ha un valore di mercato di 41,48 miliardi di dollari e le sue azioni, che a marzo del 2000 valevano 58,45 dollari, adesso ne valgono 18,32. Lui, Ed, è stato alla guida anche di Sun Microsystems e per sedere sulla poltrona più “calda” di Motorola ha guadagnato 11 milioni e 853 mila 774 dollari nel 2006. Per intendersi, l’utile netto dell’ultimo trimestre di Motorola ha un segno negativo che precede la cifra in rosso di 181 milioni di dollari. C’è un problema, nel mercato: il mondo della telefonia cellulare sta accelerando in maniera vertiginosa negli ultimi sei mesi. Come risolverlo? Lanciando il clone del Motorola Razr, il telefono delle meraviglie che ha suo tempo ha fatto la differenza, proprio come l’iPod per Apple.

Ma, a differenza di Apple che ha costruito un ecosistema e una piattaforma intorno all’iPod, Motorola ha sostanzialmente solo incassato il fatturato e gli utili di un successo insperato, seguito peraltro da una intera generazione di telefoni “così-così”. E adesso? Con il Motorola Razr2 che arriverà  negli Usa a luglio con il ruolo di “bello” della casa delle alette e con il nuovo modello V8 che vuole invece fare lo “smart” della situazione, Motorola gioca una carta importante. Una carta che anche il Wall Street Journal, storicamente “amico” del principale produttore di telefonia degli Usa opposto alla concorrenza di coreani ed europei (un po’ come la lotta Boeing-Airbus, sulla quale il Journal è altrettanto schierato) ha definito con ottimismo “se non altro un telefono di transizione”.

Cosa c’è che spinge Motorola ad accelerare così follemente nella speranza di tornare se non altro in utile dal punto di vista del conto economico? Qual è il male oscuro che sta logorando Ed Zander? Samsung e Nokia sono quelli che stanno facendo tabula rasa intorno all’azienda, certamente. Ma forse c’è di più. Proprio come accade con Microsoft, Apple da fastidio. Consuma spazio. Minaccia l’immagine. Logora l’idea stessa di brand e di leadeship. Apple sta per sbarcare (oramai manca un mese) nel mercato della telefonia mobile, e Motorola sente nelle ossa (e Zander anche nella eventualità  di rimetterci la poltrona) che potrebbe essere proprio lei ad incassare il colpo. Perché prima di tutto, quando Apple entra in un mercato, anche se la quota rimane minima, tende ad attirare l’attenzione di media e consumatori, come sta già  accadendo con l’iPhone. E a mangiarsi vivi i concorrenti, ridotti al rango di produttori di ferraglia poco elegante.

E poi, in questi folli mercati tecnologici, in cui un solo prodotto azzeccato può fare la differenza, c’è anche un altro sottile timore. Steve Jobs è stato insolitamente umile presentando l’iPhone, lo scorso gennaio a San Francisco. Ne ha lodato le doti e la capacità , l’innovatività  e la originalità . Ma, alla fine, sulle ipotesi di “mangiarsi vivo” il mercato, è stato molto conservativo. Al limite del modesto, cosa oltretutto insolita per il personaggio. Ci hanno poi pensato gli altri a mettere la pulce nell’orecchio al resto del mondo: giornalisti, analisti, consumatori. E se l’iPhone facesse davvero la differenza, come neanche l’iPod l’ha fatta? Se solo il cielo fosse il limite alle vendite? Se i 100 milioni in sei anni dell’iPod fossero bruscolini, in un mercato che nel 2006 ha sfiorato il miliardo di pezzi venduti, 100 milioni dei quali smart phone, come è quello della telefonia mobile?

Capite perché il vecchio Ed in queste settimane deve avere un maledetto mal di testa, tutti i giorni, che non lo molla mai?

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