Come da una semplice curiosità possa nascere una ricerca seria.
Un giorno Jay Thaker, studente in una high-school americana, chiede al padre cardiologo elettrofisiologo se l’iPod può causare interferenze con i pacemaker. Il padre cade dalle nuvole, si rialza e si mette davanti suo computer, per cercare risposte in Rete. Risultati: zero.
Il padre di Jay mette allora il figlio in contatto con il Krit Jongnarangsin, assistant professor alla Division of Cardiovascular Medicine, University of Michigan. Presso l’istituto viene condotta una ricerca, capitanata dalla stesso Thaker, per risponda alla singolare domanda. Ecco che su 100 pazienti con pacemaker e dell’età media di circa 77 anni, vengono testati gli effetti dell’utilizzo dell’iPod.
Questa volta i risultati ci sono: per la metà delle volte in cui i soggetti hanno tenuto il lettore mp3 a circa 5 centimetri dal petto e dai 5 ai 10 secondi consecutivamente, si sono presentate interferenze telemetriche. In alcuni casi l’interferenza è stata rilevata a 45 centimetri di distanza; in un caso addirittura c’è stato un arresto del pacemaker.
E’ da evidenziare come la maggior parte dei possessori di pacemaker non siano utilizzatori di iPod, così come lo studio, effettuato solo sul player della Mela, andrebbe a questo punto esteso a tutti i dispositivi portatili che, non di rado, vengono portati al appesi al collo ciondolanti sul petto.
In questa categoria non rientrano solamente gli iPod; vi rientrano la maggior parte dei lettori mp3 in circolazione e gli stessi telefonini, sui quali già si sono compiuti studi in relazione agli stimolatori cardiaci.
In realtà le conclusioni di Thaker sono un po’ una ‘scoperta dell’acqua calda’, visto che è uso comune in campo medico consigliare ai pazienti portatori pacemaker di mantenere ogni sorta di dispositivo elettronico lontano dalla zona dell’impianto medico.
Accortezza suggerita più come precauzione, visto che gli stessi studi di cui sopra sembrano rilevare che le possibili interferenze possono provocare effetti rischiosi per la salute solo in rarissimi casi.
Resta solo da valutare se l’interferenza producibile dal player di Cupertino sia quantitativamente e qualitativamente pari a quelle prodotte dagli altri dispositivi elettronici. Per questo servirebbe una ricerca comparativa, verso il quale Thaker ha manifestato il suo interesse.