Li mettono su Kindle e un attimo dopo ricompaiono su BitTorrent. Senza DRM, ovviamente. E anche laddove non c’è (ancora) un negozio digitale di libri, come in Italia, circolano in rete decine di migliaia di titoli convertiti da “volontari”. La rete si popola del nuovo, peggior incubo per le case editrici: la pirateria dei libri.
A suonare l’allarme non sono i dati relativi agli andamenti delle vendite di questo settore. Su Amazon per la prima volta il giorno di Natale appena passato le vendite digitali hanno superato quelle di libri fisici. Data storica e da allora la crescita continua. Negli USA nel secondo trimestre – ultima cifra utile aggregata dagli analisti per la Associazione degli editori americani (Aap) – le vendite hanno raggiunto quota 37 milioni, tre volte lo stesso periodo del 2008.
Sul mercato mai come adesso si affollano i sistemi legali per la vendita di libri digitali: Amazon con il suo Kindle, ma anche Sony con i suoi Reader, Barnes & Noble con il Nook e vari altri apparecchi che faranno la loro comparsa a breve sul mercato, e molti dei quali verranno presentati al Ces tra pochi giorni, come abbiamo anticipato per i più interessanti tra loro pochi giorni fa.
Quel che più interessa e preoccupa, però, è l’andamento della pirateria. In meno di 24 ore dal suo rilascio in formato digitale infatti, la versione inglese dell’ultimo mattone di Dan Brown, “The Lost Symbol” (da noi “Il simbolo perduto”) ha fatto la sua comparsa su Rapidshare e BitTorrent. Ed è stato scaricato in pochi giorni più di 100mila volte, secondo le stime.
Secondo Albert Greco, docente di marketing alla Fordham University ed esperto del settore editoria elettronica, “è corretto sostenere che la pirateria degli eBooks stia esplodendo adesso negli USA”. Insieme al mercato stesso. A facilitare l’evento c’è sicuramente la minuscola dimensione dei file che contengono un libro rispetto all’equivalente di altri generi: meno di un megabyte per avere la versione ePub senza illustrazioni (ma con la copertina) di un qualsiasi best-seller.
Autori ed editori sono preoccupati e alcuni stanno cominciando a riflettere su quali strategie sia possibile adottare per riuscire a difendersi dalla “piaga” che ha devastato il mercato musicale e quello degli home video. Anche alcuni degli autori che si facevano sostenitori della distribuzione “free” a scopi non commerciali e per promozione delle loro opere adesso che diventa più semplice leggerle in formato digitale rispetto ai metodi precedenti (leggere seicento pagine di libro a video oppure stamparsele in casa non è comodo o ha costi superiori al libri di carta) stanno ripensando e cercano di fare retromarcia.
“Finora – spiega Ed McCoyd a Cnn, il direttore generale delle digital policy per la App – erano i libri di testo per la scuola ad essere piratati più spesso. Adesso succede in molte altre categorie. Vediamo la pirateria nei libri a contenuto professionale, come libri medici e guide tecniche. La vediamo molto sia nella fiction che nella saggistica. à veramente un fenomeno trasversale a tutta la gamma dei generi”.
Autori come la popolare JK Rowling, che ha scritto la saga di Harry Potter, rifiutano di mettere in formati digitale i loro libri, mentre altri come Stephen King hanno iniziato a rallentare la pubblicazione in formato digitale rispetto alla stampa analogica.
C’è un altro aspetto, come nota Ana Maria Allessi, di Harper Media, divisione digitale del colosso dell’editoria statunitense HarperCollins: “Dobbiamo essere vigili per quanto riguarda le punizioni – spiega -, ma è molto stimolante anche l’idea di rendere le tecnologie digitali sempre più semplici”. Infatti, chi partecipa alla pirateria dei libri è spesso parte di una minoranza rispetto alla popolazione: non sono “nuovi lettori” ma invece si tratta dei migliori clienti del settore, che leggono da dodici libri in su all’anno. Colpire loro, come sono stati colpiti gli appassionati di musica che scaricavano illegalmente, porterebbe a risultati devastanti per il settore.