Il motore di ricerca si chiama Cuil e, nonostante il nome poco attraente (in inglese si pronuncia come “cool”) e la grafica minimalista come quella di Google, fa bene il suo lavoro. Soprattutto, ha una particolarità che qui nella Silicon Valley sta diventando una tendenza: è stato fondato da ex dipendenti di Google.
La società di Mountain View, che negli anni passati ha “aspirato” tutti i talenti della Silicon Valley o quale, classificandosi come “il posto più fico dove lavorare”, adesso sta in qualche maniera soffrendo una emorragia di scienziati e tecnologici. Che, dopo aver fatto un po’ di soldi, desiderano affermarsi per la propria bravura anziché vivere di gloria riflessa.
Cuil è stato fatto da Anna Patterson, una delle figure chiave nella nascita del motore di ricerca di Google, dal marito ed ex dipendente di Google Tom Costello e da un gruppetto di altri ex del motore di ricerca californiano: 30 persone e 33 milioni di capitale raccolto dai finanziamenti dei venture capitalist della valle. Insieme lavorano a un motore che ritengono sia “migliore” di quello di Larry Page e Sergei Brin. Ma non sono i soli.
A parte la sfida lanciata da Microsoft e da Yahoo! con i loor motori e i loro social-siti, infatti, anche altri aggressivi attaccanti stanno cercando di costruire una nicchia potenzialmente vincente nel settore. Ad esempio Jimmi Wales, che ha costruito parallelamente e separatamente da Wikipedia anche la società for-profit Wikia, per fare hosting di Wiki ma anche per creare un motore di ricerca in cui al posto degli algoritmi cibernetici sia la collaborazione fra utenti (come per Wikipedia) a individuare e schedare i contenuti. Una sorta di ritorno alle origini di Yahoo!, che era nato proprio come archivio di link scelti “a mano” dai suoi fondatori.
L’assalto a Google prosegue non solo dall’alto ma anche dal basso: altri dipendenti sono usciti dalla società per fondare le proprie start-up, facendo tesoro non solo dei propri talenti ma anche di quello che hanno imparato da Google in termini di organizzazione, controllo della creatività e gestione dell’innovazione. Senza contare il buon nome che dà aver lavorato a Google: un club neanche tanto ristretto, che apre molte porte soprattutto nelle palazzine della Silicon Valley in cui lavorano i venture capitalist.