Un rapporto diretto, viscerale e primordiale, che risponde al bisogno di un contatto fisico e personale che genera una sorta di dipendenza che a sua volta si presta ad un metodo innovativo ma che non costringe a rivoluzioni del mondo con cui si approcciano i contenuti, specialmente quelli rappresentati dal trasporto in digitale dell’infomazione su carta. Ecco come descrive il rapporto degli italiani con i tablet una ricerca dell’UPA, l’Utenti Pubblicità Associati, l’unione delle aziende che investono in pubblicità.
L’indagine, svolta consultando una serie di focus group, si è concentrata sui tablet in genere ma in realtà per le particolarità del mercato si è trasformata in una sorta di analisi del modo con cui nel nostro paese il mercato percepisce l’iPad, di fatto unico dispositivo nella sua categoria, e di quali siano le sue potenzialità nel campo dell’informazione e conseguentemente della pubblicità.
La parte più interessante dal punto di vista sociologico è quella in cui si descrivono le «caratterizzazioni differenzianti che fanno dei Tablet un device che attiva pratiche di utilizzo e risposte emozionali inedite». L’Upa non esita a definire i tablet (o se vogliamo l’iPad) un “cambio di paradigma” e questo essenzialmente per la differenza di approccio alla modalità di interazione: «Il touch – si legge nella ricerca – accorcia le distanze tra soggetto e dispositivo generando un impulso spontaneo alla manipolazione e l’accento sul tatto attiva una modalità relazionale con lo strumento di tipo ludico, all’insegna della gratuità e della curiosità incentivate dalla velocità di risposta anche nell’accendersi e che invoglia ad usarlo continuamente e a più riprese». Da questo approccio scaturisce un affievolimento della distinzione tra il soggetto fruitore e l’oggetto che si trasforma in “realtà” delle esperienza vissute e quindi in un abbattimento tra reale e virtuale maggiore di quella che si percepisce nell’interazione con Internet: «C’è uno spostamento dell’attenzione sulla dimensione del “fare” (consentito dalla manipolazione touch) contro la dimensione unicamente visiva del web», dice la ricerca.
Secondo l’Upa in Italia l’iPad viene percepito come un «oggetto capace di generare fascinazione, un “reincanto del mondo”, una porta di accesso magica a un’altra dimensione la cui presenza in casa diventa catalizzatrice dell’attenzione e del desiderio di tutta la famiglia». Anche se l’Upa non lo dice apertamente, l’iPad è posizionato per diventare una sorta di vera e propria nuova Tv e in quanto tale capace di introdurre una nuova rivoluzione anche sociale e in quanto tale deve essere preso molto seriamente da chi si occupa professionalmente di vendere, acquistare e distribuire pubblicità.
Sotto questo punto di vista appare altrettanto interessante la seconda parte della ricerca quella che descrive come gli italiani si avvicinano ai contenuti editoriali su iPad. Chi usa il tablet per leggere i giornali tende a mantenere sui tablet una metolodologia del tutto simile a quella del giornale tradizionale con lo sfoglio tipico della carta; ma la particolarità del media, la citata sovrapposizione tra reale e virtuale, il contatto fisico e la novità “totemica”, migliorano l’effetto del messaggio pubblicitario «Con una maggiore memorabilità – dice l’Upa – rispetto alla carta stampata (verificata sperimentalmente nelle interviste), che si rinforza nei soggetti naturalmente interessati alla pubblicità ma che traspare anche nei soggetti più critici e refrattari (che raccontano, non a caso, di percepire la pubblicità come più presente sul tablet che nella carta stampata)»
Le conclusioni della ricerca per quanto riguarda l’impatto potenziale di iPad e dei tablet in genere sono ottimistiche: «tra pubblicità su carta e pubblicità su web, il tablet sembra delineare una “terza via”, in cui poter rifondare il patto tra fruitore e inserzionista, che sfrutti la disponibilità a “lasciarsi sedurre” così forte ed evidente negli user».