Per la prima volta il Partito Pirata entrerà nel Parlamento Europeo. Il partito ha, infatti, ottenuto in Svezia il 7,4% devi voti, una svolta che la dice lunga sui sentimenti popolari intorno a temi quali il copyright su Internet e la paura di una rete meno libera. Costituito in Svezia nel 2006, il Partito dei Pirati ha varie diramazioni in tutta Europa (Italia compresa) ed è nato con lo scopo di modificare, sia legalmente, sia concettualmente, il copyright e il diritto d’autore in generale. Secondo il partito, infatti, il copyright e, più in generale, il diritto d’autore sono attualmente troppo sbilanciati in favore dello sfruttamento economico a scapito dello sviluppo culturale della società .
Alessandro Bottoni, portavoce italiano, ha commentato il risultato parlando di “una bellissima vittoria che porterà al Partito probabilmente due seggi”. In Svezia la lista ha ottenuto 200 mila voti, contro i 35 mila del 2006, quando ha tentato per la prima volta il salto in Europa. Il partito è non solo il quinto in Svezia ma anche il più popolare tra chi ha meno di 30 anni.
“Il rischio di una rete meno libera di come l’abbiamo immaginata, continua ad esistere” si legge sul sito italiano: “a settembre tornerà all’ordine del giorno la proposta di assegnare ai fornitori di rete, la gestione degli accessi. E così tornerà d’attualità il rischio che un privato possa decidere cosa un utente può consultare e cosa gli è proibito. Sarebbe la fine, decretata con un provvedimento, della neutralità della rete”.
“Il nostro Paese”, afferma Bottoni, “è uno dei più impegnati nel ridurre al silenzio la rete, le sue comunità . L’elenco di provocazioni, di leggi, di dichiarazioni è sterminato. Si va dal progetto di legge dell’onorevole Carlucci che finge di occuparsi di lotta alla pedofilia, per arrivare a colpire lo scambio di file anonimo. Proposta di legge scritta sotto dettatura delle major del cinema e della musica. Si va dal ministro Brunetta, che finge di prendere atto del digital divide che affligge il nostro paese, arrivando poi però a prospettare un’improbabile soluzione di computer a basso costo. Una sorta di novello Negroponte, in cui il governo non ci mette una lira, ma di cui una sola cosa è chiara: quei pc avranno sistemi operativi Microsoft. Kernel chiusi, codici sorgente proprietari. Come già avviene nel novanta per cento della pubblica amministrazione italiana. Dove il rifiuto all’open source diventa l’occasione per un regalo di centinaia di milioni di euro ai monopolisti, dove si mette in forse il lavoro di migliaia di analisti, di software-house. Per finire alla Siae, la quale sostiene di aprirsi alla diffusione delle opere musicali in Internet. Scelta tardiva che non è altro che l’applicazione di quanto deciso nel nuovo regolamento dell’istituto varato due anni fa, ma scelta – soprattutto – rivelatrice di come la Siae si senta ancora proprietaria esclusiva di tutte le opere dell’ingegno”.
“In Italia”, continua Bottoni, “autoritarismo e incompetenza producono una miscela pericolissima. E’ necessario combattere l’improvvisazione e la vocazione al controllo, in modo che si affermi il diritto alla condivisione dei saperi, della cultura come diritto inalienabile del cittadino di questo millennio”.
Bottoni – candidato come indipendente nelle liste Sinistra e Libertà , non c’è l’ha fatta e interpellato da Repubblica dice: «Da noi c’è molto meno interesse, rispetto alla Svezia, per i temi della libertà di internet e per la riforma del copyright. Credo che nei prossimi dieci anni almeno, il Partito Pirata non riuscirà ad ottenere niente da noi». E ancora: “Il successo in Europa è segno che i giovani vogliono ormai riconosciuto come diritto dei cittadini un’abitudine radicata, che vedono come normale: poter scambiare musica, film e giochi con i propri amici. Con la vittoria svedese, le lobby sanno che sta crescendo un sentimento popolare ormai inarrestabile”.
[A cura di Mauro Notarianni]