Non un servizio orientato alle necessità degli utenti e al miglioramento delle biblioteche ma progetto ideato per un preciso scopo di lucro: questo è quanto emerge da un recente documento contro il Progetto Biblioteche di Google presentato dalla Authors Guild USA, che accusa Mountain view di violazione del copyright. La vicenda prende il via nel 2005, quando Google annunciò la sua iniziativa, nata in collaborazione con numerose biblioteche, per lo più statunitensi, con lo scopo di digitalizzare circa 15 milioni di volumi nell’arco di un decade, mettendoli poi a disposizione del pubblico tramite il motore di ricerca.
Sul sito ufficiale Google chiarisce esplicitamente il fine del progetto: “Lo scopo del Progetto Biblioteche è semplice: aiutare gli utenti nella ricerca di libri pertinenti, in particolare di quelle opere che sarebbero altrimenti introvabili, come i libri fuori stampa, rispettando allo stesso tempo il copyright di autori ed editori. Il nostro più grande obiettivo è collaborare con le case editrici e le biblioteche alla creazione di un catalogo virtuale completo e disponibile per la ricerca, che consenta agli utenti di scoprire nuovi libri e agli editori di trovare nuovi lettori”.
La realtà sarebbe ben diversa, come dimostrato in un documento presentato dalla Authors Guild, una delle principali associazioni USA che da alcuni anni si batte contro Google, accusando il colosso delle ricerche online di violazione del diritto d’autore. Il documento, proveniente da Google stessa e risalente al 2003, afferma che lo scopo del progetto sarebbe stato quello di strappare utenti ad Amazon: “Vogliamo che gli utenti interessati ai contenuti web per i libri vengano su Google non su Amazon”.
Una situazione spinosa per Google che ha sempre fatto ricorso al concetto di “fair use” per giustificare il suo progetto, concetto che permette l’uso di materiale protetto da copyright secondo alcune condizioni, fra cui l’assenza dello scopo di lucro. Ora Google riuscirà a fatica a giustificare ancora il “fair use” per un progetto che sembra invece fin dall’inizio nato a scopo di lucro, più precisamente per competere con Amazon.
La questione resta burrascosa anche a fronte di un precedente accordo fra la Authors Guild e Google di 125 milioni di dollari, rigettato da giudice su basi legali. Al momento quindi la causa resta ancora aperta e Mountain View sembra navigare in pessime acque.