Greenpeace attacca di nuovo Apple e questa volta mette al centro il più popolare dei suoi nuovi prodotti: l’iPhone. Un documento in Pdf di ben 12 pagine è dedicato a criticare le politiche costruttive del cellulare all’interno del quale si troverebbero materiali tossici tra cui il bromo, probabilmente usato come ritardante di fiamma, antimonio, ftalati e indicatori dell’utilizzo di Pvc.
Greenpeace ha usato per l’analisi un telefono comprato a Washington (non ha quindi avuto a disposizione un cellulare di quelli che giungeranno in Europa) di cui ha analizzato 18 differenti componenti andando alla ricerca di tutti quei materiali che sono stati esplicitamente inclusi nella lista RoHS (la normativa che riguarda i soli prodotti distribuiti nel vecchio continente).
Nel mirino delle critiche degli ecologisti, in particolare, ci sarebbe l’antenna e nei cavi delle cuffie. In queste ultime ci sarebbe una miscela di ftalati che sono esplicitamente proibiti per la loro capacità di interferire con lo sviluppo sessuale dei mammiferi. Nonostante questo materiale sia consentito nei cellulari, esso è strettamente vietato nei giocattoli e prodotti per bambini. Critiche anche per la scelta di saldare la batteria il che la rende non facilmente riciclabile.
«Quando Apple ha lanciato iPhone – dice Greenpeace – siamo andati alla ricerca di informazioni sulle sue caratteristiche dal punto di vista del rispetto ambientale, ma non ne abbiamo trovate. Ora possiamo dire che Apple insegue la concorrenza da questo punto di vista. I prodotti Nokia sono totalmente privi di Pvc, Motorola e Sony Ericsson sono sul mercato con prodotti senza ritardanti di fiamma e tutti i principali concorrenti hanno già stilato programmi per eliminare componenti tossiche che vanno al di là dei limiti previsti dalle leggi. Nokia e Sony hanno politiche di ritiro dei prodotti usati e si assumono in carico i telefoni per il riciclo, questo riduce il dispendio delle risorse mondiali e previene il fenomeno delle montagne di cellulari usati scaricati in Asia. Apple non ha questa politica e il futuro dei 10 milioni di iPhone previsti nel primo anno di disponibilità è incerto’.
Come noto frizioni tra Greenpeace a Apple non sono certo una novità . Per tutto lo scorso anno l’associazione ambientalista ha attaccato Cupertino, accusandola di non avere una politica ambientale al passo con i tempi; anzi di essere ben distante dalla concorrenza che in questo campo manifesterebbe una sensibilità superiore. Tra le tante manifestazioni di protesta, oltre alla ‘pittura’ con luce verde del cubo del negozio sulla quinta strada a New York, anche il quadretto con il Jobs-Adamo e una Eva in calzamaglia, messo in atto di fronte al negozio Apple di Roma. Successivamente Jobs prese in pugno la situazione con un documento firmato da lui stesso in cui da una parte respingeva le critiche e dall’altra stilava un progetto, apprezzato dagli ambientalisti, seguendo il quale Apple si sarebbe portata al passo con i concorrenti e in alcuni casi li avrebbe anche superati.
Ora però, secondo Greenpeace, quelle promesse devono diventare fatti: ‘Prima che parta la vendita di iPhone in Europa Apple dovrebbe vendere versioni di iPhone verdi almeno quanto i cellulari di Sony Ericsson, Nokia e Motorola. Solo allora i fans di Apple potranno credere che la promessa di un società più verde diventerà realtà . Per ora Jobs pare avere messo in attesa – dicono gli ambientalisti con un gioco di parole che prende le mosse proprio dalle funzioni telefoniche di iPhone – ogni nuovo prodotto più ecologicamente compatibile’