“G” come Google. O forse più come “Grande Fratello”, perchè è questa la natura che sempre più si sta delineando per la società di Mountain View. Un deciso passo in questa direzione è l’annuncio della nuova funzionalità Web History, che andrà a sostituire la vecchia Search History.
L’opzione è per ora solo disponibile sull’interfaccia inglese di Google. Una volta attivata, mantiene le promesse del nome: con Web History gli utenti dotati di un account Google avranno a disposizione la loro “storia” online.
Ogni ricerca, ogni pagina consultata, ogni video, ogni immagine, ogni allegato scaricato. Tutto sarà memorizzato dal potente motore di ricerca, che costituirà un vero e proprio registro della vita online dei naviganti, attraverso cui ognuno potrà monitorare i trend di ricerca personali, tramite statistiche e risultanze che ci aspettiamo Google continuerà a curare.
Uno strumento pervasivo che offre molti vantaggi al navigante, ma presenta altrettante zone grigie.
Se da una parte Web History permette a chiunque di avere a portata di mano i propri percorsi virtuali e di potervi navigare all’interno in maniera assolutamente completa, dall’altra il dubbio che tecnologie di questo tipo possano rappresentare un serio pericolo per la privacy dei surfer inizia a farsi sempre più sostanzioso.
Soprattutto dopo l’acquisto di Doubleclick, è immediata l’associazione fra Web History e la profilazione online dell’utenza a scopo pubblicitario, con il pericolo che le abitudini degli utenti internet siano utilizzate per fini terzi, commerciali e non. La gioia degli inserzionisti si alterna con i mugugni dei navigatori.
Contro questi mugugni esiste il pulsante “pausa”, che permette l’interruzione della memorizzazione di Web History. Oltre a ciò, la politica sulla privacy propugnata da Google è ben illustrata nell’apposita pagina, e ammorbidita dalle continue dichiarazioni pro-utenti dei vertici di Mountain View.
Con le ultime mosse Google ha attirato su di sé una luce ancor più intensa, proveniente dai riflettori di chi ha sempre seguito con interesse, curiosità , ma anche sguardo critico, l’evoluzione della creatura di Brin e Page. Come ben sappiamo, più la luce è intensa, più le ombre iniziano a farsi marcate.