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Google acquista azienda specializzata in chip fondata da ex dipendenti Apple

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Le schermaglie tra Apple e Google continuano. Big G, infatti, ha acquistato Agnilux. A chi si stesse chiedendo perché riconduciamo alla guerra non guerreggiata ma fatta di piccoli e grandi sgambetti tra le due ex grandi alleate l’incorporazione di una semisconosciuta  società, dovrebbe rileggersi alcuni degli articoli pubblicati nelle passate settimane da Macitynet per scoprire che questa azienda che opera nel campo dei processori a ridotto consumo è stata fondata da alcuni manager di alto livello fuoriusciti da Apple che aveva acquisito la loro professionalità nel contesto dell’operazione PASemi.

Secondo alcune informazioni, mai confermate, Amarjeet Gill, Mark Hayter, Puneet Kumar e il vero cervello di PASemi, Dan Dobberpuhl, avevano lasciato Apple in ordine sparso, ma tutti si erano poi accasati proprio ad Angnilux. La ragione per cui i manager avevano lasciato Cupertino non sono mai state rese note ma tra le ipotesi c’era anche quella di una scarsa capacità di accettare il regime controllato di Apple e l’abitudine a lavorare su progetti indipendenti e non connessi con specifiche piataforme hardware o addirittura su specifici sistemi operativi come stavano facendo in Apple. L’abbandono di ingegneri esperti avrebbe consigliato  La Mela, che vuole fortemente essere indipendente nel campo dei semiconduttori, ad acquistare Intrinsity, un’altra società specializzata in processori a basso consumo. Il gruppo di Intrinsity ha lavorato con Samsung su Hummerbird (il chip che dovrebbe essere alla base dell’A4 dell’iPad) e avrebbe già fornito un contributo nello sviluppo degli ultimi progetti iPad e iPhone di quarta generazione.

Tornando ad Agnilux, società che doveva lavorare nei progettio iniziali per creare semiconduttori per sistemi di rete e specialmente per Cisco, la ragione per cui Google (che conferma l’acquisto) si è interessata ad essa non è stata ancora dichiarata ufficialmente, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che abbia a che fare con i piani dell’azienda di Mountain View nel campo dei dispositivi portatili. Si può quindi dire che Google vuole costruire un suo hardware da accostare ad un suo sistema operativo? Forse è un po’ presto per trarre questa conclusione, ma certamente non si acquista una società che si occupa di processori se non si ha intenzione di usarla per creare qualche cosa nel campo delle schede logiche.

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