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Gassée: il futuro sono Mac con processori ARM

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Il futuro del Mac? Sarà la convergenza verso il mondo del mobile, sino ad una contaminazione genetica che potrebbe addirittura portare i processori Arm (quelli dell’iPhone 4) sui MacBook Air.
A disegnare il quadro, che da un’analisi attenta dei report degli analisti arriva sino alla semplice osservazione degli Apple Store Retail, è Jean-Louis Gassée, ex dirigente Apple, fondatore di Be Inc. e concorrente (poi sconfitto) di Jobs nel ’96, quando si trattava di dare alla casa di Cupertino un sistema operativo concorrenziale.

La domanda con la quale si apre il post di domenica 13 sul suo blog “Monday Note” dice già molto dello scenario che il francese della Silicon Valley ha in mente. Con il settore dei dispositivi mobili che riescono a generare un così corposo volume d’affari – scrive Gassée –  c’è da chiedersi: ma perché Apple continua a fare il Mac?

Il manager riporta i dati dell’analista (ex Morgan Stanley, ora Kleiner Perkins Caufield & Byers)  Mary Meeker  secondo la quale le quote di mercato del settore mobile (smartphone e tablet) supereranno quelle dei pc entro l’anno. E del resto non è solo la famosa “Internet Queen” a fare previsioni di questo tipo. E’ ormai opinione comune tra gli esperti del mercato che il passaggio verso un altro modo di fruire la tecnologia domestica sia dietro l’angolo: è solo questione di capire quanto presto questa transizione si completerà. Anche in casa Apple, ricorda poi Gassée, le cifre parlano chiaro: non solo la percentuale che fa segnare il Mac sul fatturato totale è in costante discesa, ma il miglioramento del margine operativo di iPhone  (+60%) non può che fare impallidire quello dei computer.

E allora perché ad Infinite Loop si dovrebbe continuare ad investire sul prodotto che ha fatto dell’azienda la vera protagonista della prima rivoluzione informatica? Innanzitutto, perché il vecchio Mac non rende poi così male: ha aumentato sia i ricavi sia le unità vendute. E poi presenta il prezzo medio di vendita per singolo prodotto più alto dell’intero segmento di mercato.

Lunga vita al Mac, dunque. Ma continuerà ad essere il Mac che conosciamo? Secondo Gassée no.

Le dinamiche darwiniane alle quali anche i dispositivi tecnologici sembrano obbedire avrebbero già fatto prendere al Mac una strada evolutiva precisa: la graduale contaminazione con iPad ed iPhone, sino addirittura a condividere il Dna.

Gassée vede i prodromi di questa rivoluzione sugli scaffali degli Apple Store e come protagonista il nuovo MacBook Air: non a caso il più portatile della famiglia. Le aspettative di Cupertino sul nuovo modello sono alte: «Prima – scrive il manager-blogger – i MacBook Air erano relegati alla zona del negozio con minor movimento di persone», ora sono collocati nell’area “nobile”. Ma sono le performance ad essere il fattore più importante: il supersottile non è più solo un bell’oggetto di design. E l’utilizzo della memoria allo stato solido potrebbe essere un’intuizione di portata molto ampia, tanto che potrebbe essere utilizzata anche su altri modelli, facendo segnare un tratto distintivo della scelte di Apple. Ma è a questo punto che Gassée alza il tiro e porta alle estreme conseguenze il suo ragionamento: sui Mac potrebbero arrivare i processori Arm, (la famiglia degli A4, gli stessi usati su iPad, iPhone 4 iPod touch l’Apple TV).

Jean-Louis Gassée ci crede veramente: «Il porting di un Os non è più fantascienza, certo spostare applicazioni di terze parti è più difficile, a meno che non siano distribuiti in modo da rendere la transizione graduale e trasparente».

Insomma, il Back to the Mac annunciato da Jobs lo scorso autunno non sarà uno sguardo al passato, ma un ritorno al futuro.
   

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