Foxconn sta valutando la possibile chiusura dei principali impianti di costruzione in Cina per riportarli a Taiwan, paese in cui a sede la compagnia. La dichiarazione arriva direttamente da Guo Tai-ming, Ceo di Foxconn che ha indicato la chiusura degli stabilimenti come una delle possibili soluzioni per porre fine alla lunga catena di suicidi che ha sconvolto l’opinione pubblica mondiale. Ricordiamo che negli scorsi giorni i dirigenti di Foxconn hanno annunciato consistenti incrementi nei salari e successivamente il taglio dei pagamenti extra concessi alle famiglie dei dipendenti suicidati, pari a 10 anni di stipendio. Mentre l’incremento dei salari rientra in una strategia di miglioramento delle condizioni di lavoro, il taglio dei pagamenti alle famiglie delle vittime è stato interrotto perché considerato il movente principale per commettere suicidio all’interno degli impianti di costruzione.
Oltre alla chiusura degli stabilimenti in Cina, il Ceo di Foxconn ha anche indicato l’impiego più esteso di impianti automatizzati e anche la possibilità di cedere dormitori e abitazioni dei dipendenti alle autorità governative che diventerebbero così responsabili per la qualità e le condizioni di vita dei dipendenti. Se il piano dovesse essere approvato, con lo spostamento a Taiwan della produzione e l’impiego di robot più esteso, in Cina risulterebbero in pericolo fino a 800mila posti di lavoro.