Vi è mai capitato di stare per dare un morso a una bella mela e fermarvi perché sul frutto è rimasta incollata un’etichetta? Le piccole etichette adesive, benché apparentemente innocue, sono un bella complicazione per chi si occupa del riciclo di rifiuti alimentari. Qualcuno ha pensato di risolvere il problema brevettando una tecnologia che sfrutta un fascio laser a bassa emissione di biossido di carbonio e incidere le informazioni direttamente sui prodotti.
Il sistema di etichettatura laser è pubblicizzato come non intrusivo e a prova di manomissione; il curioso metodo è al momento utilizzato su frutta e verdure commercializzate in Nuova Zelanda, Australia e vari paesi della costa che si affaccia sull’Oceano Pacifico.
Se l’uso di questa tecnologia sarà approvato anche negli Stati Uniti, i ricercatori della University of Florida e dell’USDA Agricultural Research Service sperano di iniziare a sfruttarlo commercialmente nell’industria per la produzione dei pompelmi; secondo i test fatti dalle due organizzazioni, infatti, le etichette-laser non degradano in alcun modo la loro qualità o fanno perdere acqua ai frutti. Contrariamente a quanto potrebbe accadere con l’etichetta adesiva, inoltre, il pompelmo con tale sistema risulta privo di potenziali agenti patogeni e l’incisione laser non fornisce nuovi punti d’ingresso per i germi.
L’FDA (Food and Drug Administration), l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, è nella fase finale di approvazione della tecnologia. Non è da escludere che prima o poi il sistema venga approvato anche in Europa e dunque un giorno potremmo anche da noi vedere arance e pompelmi incisi al laser.
[A cura di Mauro Notarianni]