L’iPad non è ancora uscito e Amazon inizia già a sentire la pressione di Apple: a poche settimane dalla commercializzazione ufficiale del nuovo nato in casa Cupertino, il retail store più grande del mondo deve affrontare una disputa interna alla sua offerta di libri elettronici, scontrandosi con la casa editrice Macmillan.
Cosa è successo esattamente? Macmillan ha richiesto ad Amazon di poter vendere online i suoi libri per Kindle non più a 9.99 dollari, ma a 14.99 dollari, costo che va ad allinearsi a quelli che saranno i prezzi su iBooks.
Per tutta risposta Amazon ha rimosso dal suo catalogo online tutti i libri di Macmillan, sia in formato cartaceo che elettronico.
La disputa nasce dal fatto che Amazon ha sempre costretto gli editori, desiderosi di entrare a far parte del catalogo di e-book dell’azienda di Bezos, a vendere ogni libro per Kindle ad un prezzo massimo di 9.99 dollari.
Agli editori non restava alternativa: essendo Amazon praticamente l’unico player del mercato degli e-book, se volevano vendere dovevano sottostare alle sue regole.
Con l’arrivo di Apple, Cupertino ha introdotto una maggior flessibilità nel suo modello di distribuzione editoriale, lasciando all’editore la possibilità di scegliere il costo cui vendere i libri, e fissando solamente il modello delle revenue share: 70% all’editore, 30% ad Apple. Un modello che fa molta più gola all’editore perché, diversamente dalla formula Amazon, il publisher è libero di fissare il prezzo, anche superiore al “cap” di 9.99 dollari stabilito da Amazon.
La richiesta di Macmillan, per ora, si è ritorta contro l’editore, non essere più presenti sull’online retail store più importante della rete non è sicuramente positivo per chi vuole fare business con la “carta elettronica” ma in futuro non è detto che con il decollo, auspicato da Apple, di iPad, la situazione non possa cambiare ed Amazon perdere il potere di poter fare azioni come quella che ha coinvolto Macmillan. Da questo punto vista si potrebbero anche rileggere sotto una diversa prospettiva le dichiarazioni di Steve Jobs, secondo cui i prezzi dei suoi e-book sarebbero stati allineati alla concorrenza. Potrebbe, invece, essere la concorrenza a doversi adeguare ai prezzi di iBooks e non viceversa?
Resta da vedere se tutto questo sarà o meno positivo per i consumatori. Almeno sotto il profilo dell’esborso, la liberà degli editori di fissare prezzi più alti, non si è sicuramente di fronte ad un passo avanti, ma ci sono altri aspetti da tenere in considerazione nello scenario, ad esempio le prestazioni e le potenzialità dell’iPad in rapporto a quelle del Kindle.
Se gli editori sfrutteranno la piattaforma di Cupertino, per creare contenuti più ricchi ed accattivanti, ad esempio migliorando la qualità visuale di un volume elettronico, corredandolo con link a pagine Web, filmati con interviste all’autore, approfondimenti, audio e molto altro, l’idea di pagare cinque dollari in più un libro potrebbe essere la benvenuta, un’opportuna differenziazione dell’offerta che potrebbe spingere la stessa Amazon ad un salto in avanti. Al contrario se Apple e i suoi partner si limiteranno a presentare libri digitali con semplici copertine a colori invece che in bianco e nero come quelle che si vendono su Kindle allo si tratterà di un’occasione perduta prima che per i clienti, per Apple stessa.
[A cura di Giordano Araldi]