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Cushman&Wakefield: «Mai pensato ad un cubo in piazza Duomo»

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Né Apple né Cushman&Wakefield, il broker immobiliare della Mela, hanno mai pensato di realizzare un cubo in cristallo in piazza Duomo e nessun rappresentante delle due società ha mai parlato con i giornalisti. Ecco i due punti fermi di una vicenda che partita ieri con un articolo di Repubblica edizione di Milano e poi ripresa da Macitynet che ha dato ad essa visibilità nel mondo della tecnologia, è divampata su tutti i media che l’hanno ripresa, reinterpretata, condita, partendo dall’elemento certamente più gustoso e giornalisticamente accattivante, la volontà di creare una replica della struttura che caratterizza la Quinta Strada a New York, ma che era anche quello meno credibile di tutta la vicenda.

La smentita a quanto scritto da Repubblica arriva a Macitynet direttamente da Cushman&Wakesfield. «Non abbiamo mai rilasciato quelle dichiarazioni – dice un portavoce della società interpellato dalla nostra redazione – e non ci riconosciamo in alcun modo in esse». E per quanto riguarda il presunto cubo in piazza Duomo la risposta è sintetica ma chiara: «Cushman&Wakefield non ha mai avanzato una simile proposta, in nessuna sede né ufficiosa né ufficiale». Insomma: nessuna intervista a Repubblica né alcuna proposta di realizzare il fantomatico cubo in cristallo ai piedi della statua equestre di Vittorio Emanuele II.

La conferma di quanto afferma l’agenzia immobiliare arriva da una fonte molto autorevole: l’assessore all’urbanistica di Milano Carlo Masseroli che conferma a Wired Italia l’incontro con Cushman & Wakefield ma nega il dettaglio del cubo su cui è montato il caso. «Non mi è stato mai proposto di realizzare un Cubo in piazza Duomo. Mi hanno mostrato una serie di negozi che hanno in giro per il mondo e chiesto una location centrale a Milano». Il punto più interessante per l’agenzia sarebbe stata piazza San Babila dove, almeno stando a quanto dichiara Masseroli, sarebbe dovuto sorgere nelle intenzioni dell’agenzia una struttura di grande rilevanza. L’amministratore fa riferimento ad un cubo, ma l’impressione è che probabilmente si tratta di una semplificazione, tendente a mettere in evidenza le serie intenzioni di Apple, o di un malinteso; ben difficilmente, se non del tutto escluso, che la Mela decida di ripetere lo stesso modulo architettonico che ha utilizzato a New York. Crearne un secondo significherebbe diluirne irremediabilmente l’impatto nell’immaginario collettivo e trasformare qualche cosa di unico in ordinario, il che sarebbe davvero sciagurato in termine d’immagine. Nessun broker a conoscenza della filosofia di Apple, tantomeno nessuno di Apple stessa, potrebbe mai avere proposto seriamente un clone del cubo di New York.

Le dichiarazioni di Masseroli lasciano comunque immaginare, se non altro, da dove sia uscita l’indiscrezione (gli ambienti amministrativi milanesi che ruotano intorno all’assessorato e non da Cushman & Wakefield) e contribuiscono a delineare il quadro nella sua interezza. Peccato che ancora oggi Repubblica nella cronaca nazionale insista con il cubo in piazza Duomo “bocciato dal comune”, anche se sono del tutto sparite le dichiarazioni virgolettate attribuite al broker immobiliare su cui era stato costruita l’intera storia dell’articolo di ieri. Il risultato è che un lettore non milanese o non lombardo non capirebbe su quale fondamento poggi tutto l’articolo, comprese interviste pro e contro, (inclusa una a Sgarbi che ovviamente è contro) sulla balzana idea del cubo in piazza Duomo, ma certo non lesinerebbe comunque disappunto o derisione nei confronti di Apple e dell’agenzia immobiliare per avere avanzato un proposta che, se reale, sarebbe in un tempo ingenua e indice dell’incapacità di cogliere la filosofia con cui in Italia si tende ad approcciare il sistema di tutela dei beni culturali ed architettonici.

Assodato che nessuno ha mai avuto l’idea di costruire un cubo in piazza Duomo e che mai sorgerà neppure in piazza San Babila (perché Apple mai realizzerà un altro cubo identico a quello di New York e perché l’assessore Masseroli ha già detto no a questa ipotesi) e che quindi la vicenda che infiamma i blog con gli immancabili internet warriors già pronti a manifestare in piazza contro la prepotenza culturale di Apple è del tutto infondata, quel che resta è che è importante per gli appassionati Apple, è che la filiale di Cupertino è fermamente intenzionata a creare qualche cosa di importante in centro a Milano e che Milano è disponibile a dare il suo appoggio come dice lo stesso assessore all’urbanistica a Wired: “Per la città – dice Masseroli – sarebbe un’opportunità incredibile. Si tratta di un marchio con un enorme appeal, che porterebbe in città posti di lavoro e visitatori. E noi, come amministrazione, apprezziamo l’attenzione che Apple ha dimostrato per Milano. Tra venti giorni ci rivedremo e valuteremo una serie d’ipotesi”.

Nulla di estremamente nuovo, certo, visto che da Macitynet già più di due anni fa, per prima al mondo, ha annunciato l’intenzione di Apple a creare un grande negozio in centro a Milano (e galleria dei Servi è ancora lì pronta ad accogliere il punto vendita), ma il fatto che ora tutto questi sia nero su bianco e presentato anche dalla stampa generalista è confortante. In questo scenario poco importa che l’idea del cubo negato resti solo un puro esercizio di fantasia, buono solo per qualche titolo di giornale ad effetto e per innescare flames sui blog aiutandoli a servire qualche pagina in più.

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