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L’industria discografica mondiale è riuscita in qualcosa di inedito: ridefinire la portata dell’espressione “chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”. Può sembrare un paradosso p una esagerazione, ma le cose stanno così: cinque anni fa il formato mp3 era superabile da uno standard proprietario multimediale e capace di veicolare qualità e informazione tramite tags e metadati. Oggi non più.
L’acqua è passata sotto i ponti, le ragazze hanno i capelli bianchi e le vecchie zie non giocano più a pallone. Per dire: troppo tardi. Il tentativo in ponte da parte delle quattro grandi major del disco, cioé Â Â Sony, Warner, Universal ed EMI, di riprendere il controllo dei formati è andato a vuoto. Il CMX è morto prima ancora di nascere.
Infatti, le major non riusciranno più a fare il bello e il brutto tempo offendo nel 2009 la musica con testi e copertine degli album tutti insieme dentro un unico file. Ci potrebbe invece riuscire Apple, alla ricerca di un sistema per mantenere la supremazia nel settore della musica digitale. Con il suo progetto Cocktail, non può sbagliare: o spazza via la concorrenza, oppure la sgambetta in maniera tale da mandarla a ramengo insieme a lei, mantenendo in vita lo status quo in cui è leader.
Questa parrebbe, perlomeno, essere la ricostruzione più plausibile degli scenari che tra pochi giorni e settimane, probabilmente alla ripresa di settembre, verranno svelatinel momento in cui le carte verranno messe in tavola.
Non c’è dubbio che, come ritengono molti osservatori, dietro l’angolo ci siano importanti novità hardware: da nuovi iPod fino al famoso e famigerato iPhonone o tablet. Però la tecnologia, senza software e piattaforme appropriate, non vale a sufficienza. Serve qualcosa di più, che faccia la diferenza e spiazzi la concorrenza. Dal punto di vista di Cupertino, oggi i pericoli maggiori vengono da un colpo di coda dell’industria discografica che imponga un nuovo standard più che dai grandi colossi dell’elettronica. Vedremo se è così.