Un mercato molto, molto particolare. Sembrava che Apple non dovesse entrarci mai. Una sorta di paradiso proibito. Poi, quando lo sbarco ha preso consistenza ed è stato firmato l’accordo con Unicom, molti hanno cominciato a tremare. La Cina aveva atteso così tanto che in realtà era diventato sia il ricettacolo di telefoni craccati con la mela (un po’ appannata) sul dorso, che il maggior centro di produzione di cloni.
Poi, quando è stato il momento di arrivare a contare i risultati delle vendite, in molti hanno avuto un brivido nella schiena. La doccia fredda è dipesa dai numeri. Unicom, nonostante i suoi milioni di abbonati e la presenza nel più grande mercato del pianeta (720 milioni di utenze, circa), pareva non riuscisse a far niente. Ci sono voluti 40 giorni prima che si arrivasse a certificare 100mila telefoni venduti alla popolazione cinese.
Adesso però arrivano altre notizie, sempre da canali ufficiali. Apple grazie a Unicom avrebbe attivato sul territorio cinese altri telefoni, tanto da arrivare in meno di due mesi, cioè in meno di 20 giorni dal precedente livello, a quota 300mila. Chiaro segno che qualcosa si comincia a muvoere.
I telefoni di Apple hanno una versione particolare per il mercato cinese, priva del chip Wi-Fi (la legge cinese lo vieta) e questo aggiunge un ulteriore problema, soprattutto dato che è abbastanza facile per i benestanti avere accesso a telefoni comprati da altre parti e craccati per poterli utilizzare anche con gli operatori locali. In futuro vedremo se la situazione si va a normalizzare anche a Pechino e dintorni.