Come era facilmente prevedibile, Google ha cominciato a includere il supporto al formato WebM nel browser Chrome. Nella versioni per Mac, Windows e Linux riservate agli sviluppatori, infatti, la grande “G” ha già incorporato il formato al codec libero VP8/Webm. Si tratta, lo ricordiamo, di un formato contenitore basato su Matroska, pacchettizzato con il video VP8 e lo stream audio Ogg Vorbis. A detta di Google il formato può essere riprodotto anche su dispositivi non eccessivamente potenti quali netbook, tablet e smartphone e i profili di encoding sono personalizzabili e consentono di limitare la qualità nella fase di creazione dei file WebM.
Il formato è open source, distribuito con un modello di licenza tipo BSD esente dal pagamento di royalty, eliminando dunque le perplessità del sistema di licensing H.264. Mozilla appoggia già da tempo il formato ed ha cominciato a includere il supporto necessario nelle nightly builds di Firefox (versioni preliminari rilasciate quotidianamente per sviluppatori e tester).
Le nightly builds di Chromium (il browser open source dai cui deriva Google Chrome) supportano già WebM; Opera indica che il supporto è in “arrivo presto”. WebM è supportato anche da YouTube (è possibile selezionarlo come predefinito tra le opzioni) e dunque è prevedibile che nel giro di poco tempo diventi un formato noto e accettato.
Non tutti concordano con la bontà del formato. Jason Garrett-Glaser, sviluppatore indipendente conosciuto come “Dark Shikari” e autore del progetto open source X264 (per la codifica di video H.264) ha varie perplessità (“è un disastro” ha dichiarato) che si possono riassumere in tre punti-chiave: la bontà delle specifiche (le indicazioni dettagliate su come la tecnologia dovrebbe funzionare), la qualità dell’implementazione (il codice che esegue il lavoro) e quanto effettivamente il codec sia esente da problemi legati a brevetti proprietari.
[A cura di Mauro Notarianni]