Puntuale, come sempre accade negli Usa quando c’è qualche vicenda controversa, arriva una causa legale sul caso del ribasso di prezzo di iPhone. A lanciarla è una certa Li Dong Mei che in un documento presentato ad una corte di New York accusa sia Apple che At&T di vendita sottocosto, discriminazione sul prezzo e negli sconti praticati e tutta una lunga serie di atti illeciti.
La signora Li sarebbe stata tra coloro che si erano messi in fila a fine giugno; dopo una lunga attesa sarebbe stata costretta ad acquistare un modello da 4 GB perché l’iPhone da 8 GB non era più disponibile trovandosi così con un dispositivo che non voleva comprare, almeno inizialmente, e che poi alla fine è pure uscito di produzione. La Li aggiunge anche che si sente discriminata dal fatto che Apple ha offerto la possibilità di rinunciare al telefono, e quindi di fatto di avere uno sconto di 200$, a tutti coloro che avevano comprato iPhone entro 14 giorni prima dell’annuncio del ribasso di prezzo, lei avrebbe avuto solo un buono sconto da 100$ su prodotti AppleStore.
La cittadina newyorkese continua successivamente nel suo documento con altre accuse che mirerebbero a dimostrare che non esisteva alcuna necessità di ribassare il costo del telefono. Ce n’è anche per At&T che avrebbe ‘obbligato’ i clienti a pagare due anni di servizio (o 175$ di costo per la chiusura anticipata del contratto) quando invece chi ha comprato il telefono qualche giorno dopo ha potuto non pagare il costo e sbloccare il telefono.
Li Don Mei è assistita nella sua causa legale (che chiama a raccolta altri possessori del cellulare che si sentissero ugualmente danneggiati dalle azioni di Apple) da Jean Wang dello studio legale Wang Law Offices, che poi alla fine, secondo il costume delle class actions sarebbe il principale beneficiario di un eventuale riconoscimento delle ragioni della sua cliente di tutti coloro che si uniranno ad essa.