Una difesa di Apple in piena regola, molto meglio di qualsiasi avvocato. A scriverla però è un giornalista, Arik Hesseldahl, tra le firme di BusinessWeek, il settimanale economico statunitense che è sempre stato molto attento a quel che succede a Cupertino e a Steve Jobs, fin da quando a dirigere la sezione della tecnologia c’era Steven Levy, autore di vari libri su Apple e Steve Jobs (oggi Levy lavora come inviato per il mensile americano Wired).
La difesa di Apple arriva proprio quando le voci di apparecchi che scoppianosi sono calmate (ne sono stati segnalati due, uno in Gran Bretagna e uno in Francia, come i lettori di Macity sanno), e rimane sospesa invece sia l’investigazione che Apple ha avviato che le prime considerazioni legali del caso.
“L’attenzione da parte dei media per la sicurezza dei prodotti è più che comprensibile – scrive Hesseldahl – specialmente quando i prodotti in questione provengono da Apple, uno dei più popolari produttori di computer, lettori di musica digitale e telefoni cellulari. Ma la copertura che è stata data alle recenti notizie su iPhone e iPod è sinceramente ben oltre i limiti del corretto”.
Il giornalista analizza quel che è successo negli ultimi giorni, a partire dalla dinamica precisa degli eventi sino al fatto che la stampa si sia focalizzata soprattutto sull’accordo di non divulgazione che Apple ha richiesto alle persone coinvolte di firmare. “Si tratta di una procedura standard da sempre per tutte le aziende che trattino qualcosa di più di un semplice rimborso”, spiega il giornalista, che sottolina come invece la stampa inglese – e in particolare il Times – si sia avventata su questo documento.
Anche l’investigazione “esclusiva” fatta a Seattle, negli Usa, da parte di una tivù locale circa eventuali proteste presso la Commissione per la sicurezza dei prodotti al consumo negli Usa ha creato allarmi “ben oltre il lecito”.