Il presidente dell’Agcom Calabrò e il Viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni Romani approverebbero un progetto di consorzio fra grandi operatori per lo sviluppo della rete a banda ‘ultralarga’ in Italia (NGN): una notizia che fa preoccupare Assoprovider (associazione di operatori indipendenti che rappresenta circa 200 aziende distribuite sull’intero territorio nazionale).
Al neonato consorzio, infattim, verrebbe riservata una corsia preferenziale in termini di deregolamentazione, vincoli verso la concorrenza, finanziamenti pubblici, ecc. Da questo progetto, mastodontico “solo sulla carta” – dice Assoprovider – uscirebbe “una rete lenta a svilupparsi e assai più costosa del necessario per il paese” con conseguente cartello sui prezzi sia per le imprese esterne al consorzio sia per l’utenza finale.
Essendo coinvolto il gotha delle telecomunicazioni con su il cappello dell’AGCOM e del Governo, il rischio – nota l’associazione – è che questa grande operazione diventi l’ennesima bolla finanziaria, “alla faccia delle porte sbattute in faccia dallo stesso mondo della finanza a milioni di microimprese italiane”.
Secondo Assoprovider alcune semplici proposte porterebbero ad ottimi risultati senza grossi oneri a carico dello Stato: poiché oggi le infrastrutture di natura edile (cavidotti, tralicci, edifici) costituiscono il 90% dell’investimento per una rete a banda ultralarga e rappresentano l’unico elemento che mantenga rispetto al passato le caratteristiche del monopolio naturale, è evidente l’importanza dell’utilizzo delle infrastrutture edili già in essere (ri-uso edile) per uno sviluppo rapido e low cost di una NGN.
L’associazione ritiene che se le nostre istituzioni (Agcom e Ministero dello Sviluppo Economico in particolare) hanno veramente a cuore il tema dello sviluppo delle reti a banda ultralarga e dell’abbattimento del Digital Divide nel nostro paese, in primo luogo si debbano impegnare affinché:
1. le parti edili realizzate direttamente od indirettamente con la fiscalità collettiva siano documentate ed a disposizione di tutte le PMI in modo rapido, trasparente ed economicamente non discriminatorio.
2. siano sostanzialmente riviste le tasse amministrative (Codice delle Comunicazioni) che, per la loro entità , impediscono ai piccoli e medi operatori di investire nella creazione di reti NGN.
Solo così diverrebbe un’opera realizzabile anche da aziende di piccola e media dimensione, le uniche che hanno ampiamente dimostrato il loro interesse ad investire in zone del paese solitamente trascurate dai Big delle Tlc.Diversamente * afferma Assoprovider “saremo destinati ad una NGN costosa a diffusione parziale e lenta con gravissimo danno per tutto il nostro tessuto industriale”.
Il consorzio, così ben visto dal presidente Calabrò, metterebbe la pietra tombale su un’altra idea sulla quale a suo tempo mostrò altrettanto entusiasmo, reclamizzandola e ufficializzandola in migliaia di articoli e documenti ufficiali: il tanto discusso scorporo della rete fissa di Telecom Italia.
“Probabilmente” – fa sapere l’associazione – “in questi anni, in cui l’AGCOM ha parlato (solamente) di modelli di scorporo della rete, ipotesi ovviamente osteggiata da Telecom Italia, il presidente ha avuto modo di rivedere quella sua coraggiosa presa di posizione, e riflettendo ha cercato, trovandola finalmente in questo consorzio ultarawideband, la via d’uscita ad un’idea così “azzardata” e innovativa”.
[A cura di Mauro Notarianni]