Mamma, mi si è ristretto il Netbook. Anzi, è diventato un WebBook. Un piccolo, sottile (ma neanche tanto) computerino che sembra realizzato dalla Chicco o dalla Meliconi. E invece è pensato per esseri viventi sopra i 180 mesi, con mani di proporzioni normali nonostante le tastiere lillipuziane, e performance complessiva da orologio al quarzo taroccato.
L’ultima categoria in cui spiccano nomi come Elonex, Coxion e Litl. Quest’ultimo, soprattutto. Sembra un personaggio dei fumetti americani degli anni della Depressione, “Litl”, cioè “piccolo piccolo”, anzi “picciotto”.
Guardate da vicino qual è l’idea geniale di John Chuang: creare un computer capace di “flippare” da un lato all’altro. Basto sul suo “litl OS”, il suo sistema operativo piccino picciò, l’apparecchio serve a vedere le previsioni del tempo e leggere un libro, forse, sul suo schermo che, per avere il privilegio di poterselo portare a casa, basta tirare fuori 699 dollari (circa 580 euro). Lo scopo? “Far divertire le famiglie, dai ragazzini ai nonnetti, riuscendo anche a rispondere ai problemi della casa”.
L’idea di venire fuori con questo tipo di progetti, in cui il laptop non è niente più che una vaga idea di come potrebbe essere un computer e probabilmente non è mai riuscito a funzionare neanche sul tavolo dei tecnici che hanno assemblato il primo prototipo (magari sul retro di un ristorante cinese o di una lavanderia a gettone), è veramente misteriosa. Un delicato fiore di incomprensione. Un mistero odoroso che resterà tale: a nessuno interessa sapere realmente cosa sono i WebBook, anche perché a nessuno interessa realmente comprarli…