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Apple e la mafia perseguitano un cittadino del Missouri

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“Farai da modello per noi a New York o ti uccideremo” questo è il messaggio non proprio subliminale che Gregory McKenna si è sentito pronunciare da esponenti non ben identificati della mafia italiana mentre si trovava in un night club nei pressi di St. Louis. Da quel momento anche per la collaborazione di Apple e dei suoi iPod e iTunes la vita del cittadino americano è diventata un inferno.

Se vi state chiedendo che cosa c’entrino la Mafia, le sfilate di moda, Apple e iTunes con la persecuzione di McKenna e cominciate già  da ora a sentirvi confusi non vi preoccupate. Almeno a voi non toccherà  leggere tutto il corposo fascicolo presentato ad un tribunale del Missouri per vedere se sussistono gli estremi di qualche reato.

La vicenda, che va assolutamente raccontata perché contiene accenti tra il grottesco e il comico e ben dipinge l’ossessione, un po’ malata, per il complottismo che permea la cultura “pop” americana, avrebbe preso il via nel 2000. In quell’anno il McKenna, che evidentemente è (o si ritiene) un giovane piacente, sarebbe stato avvicinato da alcuni mafiosi nostri connazionali che lo avrebbero obbligato a diventare un modello per destinarlo al mercato della schiavitù della moda che alligna nel sottobosco della città  di New York. Il poveretto, ben sapendo che molti “modelli per forza” sono finiti malissimo (dopo essere stati sfruttati e ridotti in povertà , sono poi spariti dalla circolazione), ha rifiutato segnando la sua condanna.

Da quel momento le stanze della sua casa, la sua automobile e diversi dispositivi, grazie alla collaborazione tra la Mafia ed Apple, sono diventati una vera trappola cominciando a trasmettere minacce più o meno subliminali. Come se questo non bastasse la stessa Apple avrebbe modificato alcune canzoni in vendita su iTunes per spingere il McKenna ad accettare la profferta della Mafia. In particolare la canzone “Still Tippin'” del rapper Mike Jones conterrebbe messaggi in codice e umilianti termini come “erpes” che hanno la chiara finalità  di umiliare la vittima. Queste canzoni “modificate” tornano ossessivamente nella vita di McKenna che ha potuto ascoltarle ovunque: su due portatili Apple con processore G4 e su tre diversi veicoli tra cui la Honda Accord della madre.

A questo punto non c’è stato altro da fare che andare da un avvocato e ricostruire i fatti dai quali risulta chiaro (come converrà  chiunque sia arrivato fino a questo punto) il collegamento di Apple con la mafia italiana: la multinazionale di Cupertino si è alleata con la criminalità  organizzata “per costruire, distribuire e vendere illegalmente dispositivi – qui, anche se vi pare incredibile, citiamo direttamente il testo dell’atto presentato in tribunale – appositamente modificati per perseguitare e torturare McKenna”.

Nella causa sono così finiti un investigatore privato, l’FBI (poteva mancare l’FBI?) e anche i poliziotti della contea di St. Louis perché, chissà  come mai, non hanno mai prestato ascolto alle continue e disperate telefonate di denuncia di McKenna. Sospetti pesanti aleggiano anche su un del meccanico. Sarebbe stato lui a modificare i tre veicoli citati e la Accord della mamma, d’altra parte con un cognome come D’Angelo è impossibile che non sia abbia qualche cosa a che fare con la mafia.

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