La Commissione Europea ha dato il via ad una indagine per verificare se le pratiche commerciali di Apple violano le normative sulla libera circolazione delle merci stabilite dall’Unione. A dare la notizia, che fissa un nuovo punto di svolta nella vicenda, ormai lunga, che parte alcuni anni fa quando l’Unione aveva già fatto presenti tutte le sue perplessità sul regime chiuso dei negozi di musica on line che vincolano il cliente all’acquisto nel paese di residenza, è un articolo del Financial Times.
L’Ue al momento sarebbe solo alle fasi preliminari dell’inchiesta che prevede in questa fase iniziale l’esplorazione delle pratiche commerciali di Apple e gli accordi con le case discografiche, anch’esse sul banco dei possibili imputati. Le grandi mayor dovranno fornire una risposta alle ragioni per cui gli accordi con Apple proibiscono di comprare le canzoni dove meglio si crede.
Apple, interpellata in materia ha già fornito quella che sembra essere una linea difensiva: ‘noi – ha detto il portavoce di Cupertino Steve Dowling – avremmo preferito gestire un unico negozio sovranazionale, ma le case discografiche ci hanno fatto sapere che c’erano dei limiti ai diritti che ci avrebbero garantito. In ogni caso crediamo che Apple non violi alcuna legge dell’Unione Europea’.
La creazione di negozi nazionali e la proibizione a comprare musica da un punto vendita estero è da anni al centro del mirino dell’Unione Europea che contesta il cosiddetto ‘Accordo di Santiago’ stabilito tra le società dei diritti (quali la nostra Siae) che impone a chi apre un negozio di music on line di trattare la cessione degli stessi diritti solo in chiave locale. Nei mesi scorsi l’Unione aveva più volte sollecitato le case discografiche e le società di gestione dei diritti . Tra le accuse il fatto che il patto impedisce al mercato digitale uno sviluppo pari a quello che ha negli Usa. Apple si era dichiarata sulle stesse posizioni dell’Unione, sottolineando come proprio a causa dell’accordo di Santiago aveva dovuto costituire diversi negozi nazionali (con un fiorte incremento di spesa). A case discografiche (tra le principali però la sola EMI) avevano fatto passi in questa direzione e a seguire anche alcune società per la gestione dei diritti si erano schierate sulla stessa posizione, ma senza un accordo generalizzato è pressoché impossibile fornire ai cittadini dell’unione i benefici che si attenderebbe da un nuovo assetto.
Ora se Apple (come sembra poco probabile, almeno stando alla logica e ai fatti) o le se discografiche saranno giudicate colpevoli di questa situazione scatteranno le multe.