Prosegue la difesa ufficiale di Apple sul presunto cartello degli ebook; nella giornata di ieri Cupertino ha ufficialmente risposto alla class action cui stanno partecipando al momento 31 degli Stati Uniti, con le stesse accuse rivolte dal Dipartimento di Giustizia USA riguardanti pratiche anticoncorrenziali perpetuate da Apple e cinque diversi editori.
La risposta riassume significativamente quanto già esposto dalla Mela contro il Dipartimento di Giustizia, aggiungendo qualche particolare interessante. Cupertino ammette che l’accordo raggiunto con gli editori aveva ovviamente lo scopo di aumentare gli introiti e quindi di fare soldi, ma è stato il frutto di trattative individuali e non di una cospirazione collettiva ai danni di Amazon.
Allo stesso modo il modello agenzia ha potuto prendere forma anche a seguito del malumore che gli editori nutrivano ai tempi nei confronti di Amazon, il cui modello di vendita era da essi poco apprezzato vista l’assenza di controllo sui prezzi, controllo invece garantito tramite il modello agenzia della Mela.
Le dichiarazioni di Apple evidenziano come il fulcro della discussione intorno al modello agenzia fosse orientato in maniera preponderante verso gli interessi degli editori del loro rapporto con Amazon; diversamente l’accusa del Dipartimento di Giustizia e di 31 Stati Uniti affronta in primo luogo l’aumento dei prezzi e quindi l’interesse non tanto degli editori ma più dei consumatori.
Sembra comunque che al momento lo sviluppo della causa sia a sfavore della Mela, che si trova sotto attacco su diversi fronti e, dalle prime avvisaglie giunte dai tribunali, difficilmente troverà facile districarsi con agilità dalle accuse rivolte.