Per l’Apple Store di Milano, il primo flasghisp store italiano, è fatta. Tutti, compreso Macitynet, erano convinti che per il negozio del centro della città lombarda le cose fossero ormai definite, ma ora arriva quella che suona come una sorta di conferma ufficiale visto che a darne notizia è Peter Bohlin, uno dei tre architetti fondatori dello studio Bohlin Cywinski Jackson che ha realizzato i principali negozi Apple al mondo, da quello con il Cubo sulla Quinta Strada a quello Ginza a Tokyo, da Covent Garden a Londra a Opera a Parigi, per finire con Sidney e Pudong. «Ce l’abbiamo fatta – dice Bohlin in una intervista rilasciata a LeiWeb, periodico on line del gruppo Rizzoli – il negozio di Milano si farà. Ma per ora non posso dirvi di più».
L’architetto americano non fa nessun cenno al luogo, ma gli indizi puntano tutti verso Galleria Vittorio Emanuele. Ricordiamo che Apple aveva fatto un’offerta per prendere il posto del McDonald’s che si affaccia sull’ottagono dell’iconico luogo di shopping di Milano ma il cambio di amministrazione e la concorrenza con altre realtà di primo piano del mondo del commercio (Gucci e Prada) avevano lasciato nell’incertezza la conclusione positiva della vicenda. Apple per altro voleva il luogo di maggior prestigio della città e non è mai parsa disponibile ad accettare alternative una volta che con lo sfratto del ristorante fast food si sarebbe liberato un spazio difficilmente confrontabile con altri dal punto di vista della visibilità.
Bohlin nel corso dell’intervista rivela anche che Jobs era molto interessato al negozio di Milano e si informava continuamente sui progressi che si stavano facendo «ci chiedeva spesso se i problemi erano stati risolti», dice l’architetto visto «per Milano – come precisa ancora l’architetto – tutto era così complicato… così difficile trovare lo spazio. Jobs non si dava una ragione che a Parigi, a Londra, ad Amburgo gli Apple Store erano vissuti come una conquista, un brand destinato a rafforzare il brand della città mentre a Milano c’era una certa indifferenza. Altrove gli accordi si sono fatti senza grossi problemi, siamo stati subito collocati nei luoghi simbolici, nel cuore dell’identità metropolitana, perché l’Apple Store non è recepito come un punto vendita, ma come uno spazio sociale contemporaneo, una specie di piazza del Ventunesimo secolo»
Non sappiamo se Jobs ha avuto modo di sapere della soluzione dei problemi nella realizzazione del negozio di Milano; purtroppo e tristemente, in ogni caso, non potrà essere presente come invece lo era stato, anche se in sordina e senza una partecipazione ufficiale, all’apertura di altri store che come quello di Milano aveva fortemente voluto.