Nel mirino dell’anti-trust statunitense non ci sono solamente il blocco completo di Flash e degli strumenti di programmazione Adobe, ma anche la nuova piattaforma pubblicitaria iAd e le clausole che impediscono ai programmatori di trasmettere all’esterno dati e informazioni relativi all’iPhone e all’utente ed Apple, per evitare i problemi potrebbe anche decidere di modificare alcune delle condizioni di utilizzo. Sono questi i nuovi dettagli che emergono sulle indagini preliminari che l’anti-trust statunitense ha avviato per il momento in modo informale su Apple, informazioni riportate dal The Wall Street Journal che conferma quindi le anticipazioni diffuse ieri dal New York Post.
Secondo la testata finanziaria sarebbero stati gli esposti di alcuni concorrenti di Apple ma anche di diversi programmatori ad aver messo in modo la macchina dell’anti-trust statunitense dando il via alle audizioni informali dell’FTC e del Dipartimento di Giustizia che stanno cercando di capire se esistono le basi per una inchiesta formale.
La novità rispetto a quanto riferito dal Post è nel fatto che sotto la lente non c’è solo il contratto che impedisce di usare un compiler per creare applicazioni per iPhone e iPad, ma anche la piattaforma iAd in collegamento con alcuni divieti imposti da Cupertino circa la trasmissioni di dati all’esterno delle App. Con la nuova licenza e gli strumenti di programmazione forniti gli sviluppatori non possono leggere alcuni dati statistici mettendo tutto il sistema, e la base degli utenti delle stesse App, nelle mani di Apple, una scelta che potrebbe impedire l’utilizzo di piattaforme pubblicitarie di terze parti, avvantaggiando così la soluzione proprietaria iAd.
Secondo David Balto un ex ufficiale della FTC intervistato dal The Wall Street Journal Apple starebbe adottando nel mondo mobile le stesse strategie di chiusura totale che Microsoft adottò negli anni ’90. Strategie che Cupertino condannò in più di una occasione e che portarono Redmond al più famoso processo anti-trust della recente storia degli USA. Completamente diverso invece l’approccio di altri intervistati del quotidiano finanziario tra cui Andrew Lacey, Ceo Di Tapulous. Secondo quest’ultimo le limitazioni e le richieste stringenti della nuova licenza per gli sviluppatori sono stati inseriti da Apple con l’unico scopo di proteggere la privacy e i dati personali degli utenti, un argomento particolarmente sentito in Cupertino.
In ogni caso secondo il Wall Street Journal Apple starebbe valutando i termini del contratto per adeguarli ad alcune delle rimostranze avanzate dagli sviluppatori. In questo modo Cupertino spera di poter evitare l’inchiesta formale dopo quella informale in corso in queste ore.