Google fa marcia indietro e ha fatto sapere che anche Chrome permetterà di selezionare dalle Preferenze la voce “Do Not Tracking”: con quest’opzione, lo ricordiamo, è negato il consenso al tracciamento della propria attività in rete da parte dei siti web di pubblicità o di terze parti. Molti siti web tengono traccia del comportamento dei visitatori e possono vendere o cedere informazioni a soggetti di terze parti (tipico, ad esempio il caso delle società che operano nel campo della pubblicità).
L’opzione in questione è presente nelle recenti versioni di Firefox e in Safari 5.2 e quando si attiva, si rende noto a ciascun sito web visitato (e quindi anche alle società pubblicitarie e ai responsabili del loro contenuto) che non si desidera fornire informazioni sulle proprie abitudini di navigazione. È importante però notare che l’onorare o meno questa richiesta è assolutamente discrezionale: un sito web non è tenuto a rispettarla. I siti web progettati in modo da rispettare questa impostazione dovrebbero automaticamente smettere di raccogliere i dati di navigazione senza ulteriore azione da parte dell’utente.
L’attivazione di questa caratteristica non ha alcun effetto sulla possibilità di effettuare l’accesso ai siti web né implica la perdita di dati personali come il contenuto dei carrelli dei siti web di acquisti on-line, informazioni sulla località o sull’account utilizzato.
La decisione di Google non sembra spontanea: è di pochi giorni addietro l’accusa di aver aggirato i filtri per la privacy di Safari (un vizietto, pare, usato anche da Facebook stando quanto riporta il Wall Street Journal). L’attivazione dell’opzione Do Not Track impedisce che Facebook raccolga informazioni attraverso il pulsante “Mi piace” ma altre scelte dipendono da fattori quali i cookies e i caching dei DNS. Non è ancora semplice, insomma, avere la sicurezza che la nostra privacy è al sicuro.
[A cura di Mauro Notarianni]