Deludenti ed inaccettabili. Vengono definiti così dai veritici dirigenziali i risultati conseguiti da Amd nel corso del primo trimestre fiscale che ha segnato una pesante battuta d’arresto nella sfida lanciata dalla società di Sunnyvale al mondo dei processori.
I dati parlano di perdite per 611 milioni di dollari contro un profitto 185 milioni di dollari dello scorso anno e di un calo del fatturato, sceso del 7,3%. Il rosso di Amd, più che doppio rispetto a quello che si attendevano gli analisti, è segnato anche da altri dati preoccupanti, come livelli di liquidità di cassa sotto i livelli ritenuti adeguati al business della società
Gli osservatori attribuiscono i problemi di Amd solo parzialmente alla battaglia dei prezzi in corso con Intel. Il calo dei costi è stato infatti accompagnato anche da una riduzione del numero di processori venduti, frutto di una ritrovata competitività da parte della concorrente. Nel conto rientra anche l’inclusione nel bilancio dei prodotti di ATI che hanno margini di profitto più bassi delle componenti per PC prodotte storicamente da Amd.
Hector Ruiz, amministratore delegato di Amd, ha annunciato misure severe per il recupero della competitività e per riportare in linea i conti. Tra le iniziative che potrebbero essere considerate, la riduzione del personale e l’outsourcing della produzione dei chip. La gestione delle fabbriche che sfornano i processori rappresenta per tutte le aziende impegnate in questo settore una delle spese che più incidono sul bilancio. Varie imprese come Texas Instruments hanno, in gran parte, dato a terze parti il compito di produrre materialmente le loro componenti; Broadcom e Marvelll non hanno alcuna fabbrica propria e devolvono il denaro risparmiato nella ricerca e nello sviluppo, una strada che potrebbe essere intrapresa anche da Amd.