A molti il nome non dirà niente, ma è stato, di fatto, uno dei più grandi protagonisti dell’avvio dell’era dei personal computer. Si tratta di John Opel, Ceo dell’Ibm nel 1981 (anno in cui Big Blue lanciò il suo modello personal), la cui notizia della morte, a 86 anni, è stata recentemente diffusa ai giornali, come riporta Bloomberg.
Direttore generale della International Business Machines dal 1974, ne era diventato amministratore delegato da pochi mesi quando il colosso di Endicott entrò in quello che probabilmente è stato ed è uno dei settori industriali che maggiormente hanno cambiato la vita delle persone comuni. Lo fece circa quattro anni dopo Apple, che allora (e ancora per qualche anno) dominava il segmento con l’Apple II. In quell’anno, a sottolineare con uno sfottò il ritardo, i vertici di Cupertino comprarono una pagina sui più importanti quotidiani con un annuncio dal titolo “Welcome Ibm. Seriously”.
Ma le cose non restarono così a lungo: il computer di Ibm finì per diventare uno standard e le vendite – cui si aggiunsero quelle di innumerevoli cloni -, crebbero esponenzialmente. Dietro a questo successo, in qualche misura, c’è stato proprio John Opel. Così come ad alcuni errori strategici, come non realizzare immediatamente un proprio Os, ma acquisirlo in licenza da Microsoft.
Al di là di errori e vittorie, Opel fu il vero e proprio prototipo dell’uomo Ibm. Entrato in azienda nel ’49, quando ancora l’informatica di massa non era nemmeno immaginabile, fece carriera fino ai massimi livelli: dopo che nell’85 lasciò la poltrona di Ceo, divenne presidente dell’azienda.