La recente notizia sulla positività al COVID-19 di Donald Trump ha rapidamente trasformato Twitter in un luogo del malaugurio. Nelle ultime ventiquattr’ore il social network è stato praticamente invaso da messaggi in cui moltissimi iscritti – alcuni in maniera più velata, altri invece molto più diretti – auguravano la morte al presidente degli Stati Uniti.
Un piccolo passo indietro: giovedì Trump ha twittato che lui e la first lady Melania, sua moglie, erano risultati positivi al coronavirus. Un contagio, questo, che è stato poi confermato giusto ieri dal medico della Casa Bianca, Sean Conley. Nelle scorse ore il presidente degli Stati Uniti è stato visto salire a bordo di un elicottero diretto al Walter Reed Medical Center per sottoporsi ad una cura ed essere monitorato per i giorni successivi.
Questa diagnosi ha fatto immediatamente precipitare le azioni di Wall Street, incluse tutte le azioni quotate sul mercato azionario del Nasdaq, con pressioni al ribasso ai principali indici americani e in maniera più preponderante sulle azioni delle aziende tecnologiche. Ma come dicevamo ha anche scatenato le iettature del popolo dei social network, che avranno però vita breve. Che si abbia simpatia o meno per una persona, augurargli la morte è qualcosa che eticamente e moralmente andrebbe evitato, specialmente in un luogo pubblico e visibile come i social network, dove i messaggi o quantomeno una traccia di essi resterà vita natural durante.
A questo proposito, Twitter ha ricordato agli iscritti che non sono consentiti tweet in cui sono espresse desideri di morte, di gravi lesioni fisiche o di malattie mortali, come appunto è il coronavirus. I messaggi che violano questa politica – spiegano – saranno rimossi. Ciò comunque non significa «Che gli utenti saranno automaticamente sospesi», come erroneamente riportato da diverse agenzie di stampa. Può accadere, certo, ma non è una conseguenza automatica.