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Recensione Leica M10 Monochrom, la regina delle ombre

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Leica Italia ci ha dato la possibilità di testare per alcuni giorni una Leica M10 Monochrom. La macchina fotografica della storica azienda tedesca ha una particolarità che la rende ancora più unica delle altre macchine fotografiche della serie M. Il suo sensore da 41 megapixel full frame scatta infatti solo immagini in bianco e nero. Non ha cioè il filtro di Bayer e non può “vedere” il colore. Però, sorprendentemente, quello che potrebbe essere un limite, in realtà è una opportunità unica, come vedremo tra un attimo. A condizione ovviamente che vogliate scattare solo foto in bianco e nero.

Questa Monochrom (il nome si scrive così, senza la “e” finale, perché è la parola tedesca per “monocromatica”) è la terza di una tradizione relativamente recente, iniziata con la prima versione del maggio del 2012 con sensore CCD della Kodak basata sul corpo della Leica M9. Soprannominata “Henri” in onore di Henri Cartier-Bresson, il grande interprete francese della street photography che scattava solo bianco e nero, doveva essere un esperimento e si è invece rapidamente trasformata in un successo di nicchia nella coda lunga della fotografia. Problemi al sensore CCD spinsero a realizzare la seconda versione del 2015, basata sul corpo della Leica M Typ 240, con il sensore Cmos prodotto su misura per Leica.

Recensione Leica M10 Monochrom, la regina delle ombre

La Leica M Monochrom Typ 246 è stata per cinque anni il riferimento e praticamente l’unica macchina fotografica mnocromatica, con Iso da 100 a 25.000 e uno schermo posteriore da 921mila pixel. Quando, però, nel gennaio 2017 Leica ha presentato la Leica M10, con un corpo più sottile che riportava le proporzioni della macchina a telemetro digitale a quelle delle macchine a pellicola (le versioni digitali sino a quel momento erano un po’ “cicciotte”), in molti incluso questo cronista, appassionato da anni della casa di Wetzlar, si sono chiesti quando sarebbe uscita una nuova Monochrom con questo nuovo corpo macchina. Il tempo però passava, ahimè, senza notizie. Sino al gennaio di quest’anno, quando è uscita la Leica M10 Monochrom con una sorpresa: a differenza della M10 del lancio che ha un sensore da 24 megapixel, la M10 Monochrom ne ha uno nuovo da ben 41 megapixel. È lo stesso sensore, sempre realizzato su misura per Leica, che poi sarebbe stato utilizzato in “versione a colori” per la successiva Leica M10-R.

Com’è fatta la Monochrom

La Leica M10 Monochrom è costruita come tutte le altre M10 e segue in maniera pressoché filologica la lunga storia delle serie M di Leica. Si parte con la prima Leica M3, nata nel 1954, e poi le successive M2 (più economica, del 1957), M4 (1966), M5 (1971), M6 (1984) e M7 (2002). Tutte analogiche cioè a pellicola, tutte con telemetro (sistema di messa a fuoco tramite pozzetto che fa collimare due diverse visuali, e non come le reflex con specchio che vede direttamente attraverso l’obiettivo.

L’arte di usare una Leica M è nel tempo diventata sempre più rara e anche singolare, visto quel che si può fare con le macchine digitali (di recente trasformate in mirrorless, cioè apparecchi non reflex che stanno uccidendo, assieme agli smartphone, il mercato delle reflex tradizionali), ed è sbarcato nel mondo del digitale con la M8 del 2006 (sensore Aps-C) e poi la serie full frame dalla Leica M9 (del 2009) in poi, prima con sensore Ccd Kodak e poi con sensore Cmos fatto su misura per Leica a partire dalla M Typ 240 del 2012.

Lungo excursus per dire che, a grandi linee le caratteristiche della macchina sono le stesse: telemetro, corpo solido in metallo (pesante) con accesso a batteria e memory card SD unica dal fondello sotto la macchina, che si apre a chiave e impedisce di tenere ferma la macchina su cavalletto se si vuole cambiare la batteria, stessi comandi e stessa disposizione, con l’aggiunta della ghiera di sinistra per cambiare gli Iso, che è forse la cosa veramente da cambiare, ma lo vedremo dopo. Le dimensioni sono 139 x 38,5 x 80 mm e il peso è di 660 grammi.

Gli obiettivi della Leica M sono gli stessi dagli anni cinquanta e, se anche i primi hanno una risoluzione relativamente limitata, sono tutti perfettamente usabili e con ottimi risultati. La “firma” visiva delle foto scattate con una Leica è coerente da settant’anni ed è anche molto riconoscibile e drammatica. Nel mondo del colore, però, questo dipende sempre di più da come è fatto il sensore del colore e dal tipo di elaborazione che viene fatta. Con il bianco e nero “naturale” cambia tutto. E cambia in meglio.

Lo scatto arriva sino a 1/4000 di secondo (da otto secondi massimo), c’è un buffer da 2GB per le foto e cattura 10 immagini al passo di 4,5 immagini al secondo. Non c’è una stabilizzazione ottica ma, conoscendo le macchine a telemetro non ce n’è bisogno.

Il sistema di misurazione dell’esposizione TTL offre tre posizioni e funziona in maniera perfettamente coerente con le fotocamere degli ultimi trent’anni, senza scherzi. Si ottengono gli stessi risultati, nella memoria del cronista, che si avevano con una M4 TTL e poi le M5 e le M6 a pellicola.

Le foto scattate con la M10 Monochrom hanno una qualità dell’immagine e un livello di dettagli molto grande, e toni accesi (luminanza) superiori a quelle delle foto ottenute con le conversioni di foto a colori.

Recensione Leica M10 Monochrom, la regina delle ombre

Come funziona

La Leica M10 Monochrom ha un funzionamento apparentemente complesso ma in realtà molto semplice. I comandi sono pochi: ghiera dei tempi, degli iso e pulsante di scatto con l’accensione sotto (la macchina non scatta video), davanti il pulsante per lo sgancio dell’obiettivo e una levetta per far uscire i filetti delle cornici dentro il mirino per forzare altri tipi di lunghezze focali. Ci torniamo tra un attimo.

Infine, gli obiettivi originali Leica hanno tutti la stessa impostazione: regolazione dei diaframmi più esterna ad anello e messa a fuoco interna con cursore cavo che si può spingere con un dito e che in posizione centrale sotto l’obiettivo marca in tutti gli obiettivi sempre la stessa distanza di messa a fuoco, cioè un metro e mezzo. Questo per massimizzare la memoria muscolare e consentire di lavorare con la macchina anche senza guardare le impostazioni.

Inoltre, sul lato davanti ci sono il display (adesso touch ma non basculante) con tre pulsanti sulla sinistra (rispettivamente modalità Play per rivedere le foto, Live per vedere attraverso l’obiettivo, e Menu per le regolazioni) e la presenza di un’altra ghiera a destra, azionabile con il pollice che può essere programmata per la compensazione dell’esposizione o per altre funzioni.

Il bello del telemetro è che si mette a fuoco facendo collimare due immagini al centro del mirino ottico (una lente che guarda il mondo, non un microscopico schermo Lcd), e che una cornice luminosa sovrimpressa permette di capire, all’interno di quello che il mirino inquadra, quale sia la parte di campo effettivamente inquadrata dall’obiettivo. Il mirino è fisso (e ha un fattore di moltiplicazione ottica di 0,92, cioè è leggermente grandangolare) mentre ovviamente quando si cambia obiettivo cambiano anche le cornici in modo da capire quale parte del campo verrà inquadrata dall’obiettivo.

Sembra complicato ma questo cronista, che ha provato tutti gli ultimi modelli di Leica e ne possiede una a pellicola (M2), garantisce che è molto più intuitivo e facile provare a farlo che non descriverlo.

Come va la Leica M10 Monochrom

Ci sono due livelli per capire come funziona la Monochrom. Il primo è più generale ed è relativo alle fotocamere a telemetro in generale e soprattutto a quelle di Leica. Invece, il secondo livello ha a che fare con l’utilizzo di una fotocamera come la Monochrom, che fa solo foto in bianco e nero con una risoluzione impressionante. Vediamo rapidamente il primo e poi approfondiamo il secondo.

Recensione Leica M10 Monochrom, la regina delle ombre

Scattare con una Leica serie M

Scattare con la Leica serie M è un esercizio zen. Richiede la conoscenza delle basi della fotografia perché, nelle migliori intenzioni, la macchina fotografica non perdona e fa esattamente quello che gli si chiede. Bisogna conoscere il triangolo dell’esposizione e capire come regolarsi tra iso, tempi e diaframmi, e bisogna saper giocare con l’iperfocale per la messa a fuoco perché il fuoco è solo manuale e richiede mestiere. Le M10 consentono di avere Iso e tempi in modalità automatica (i diaframmi sono sugli obiettivi e sono solo manuali). Se si mettono entrambi in modo automatico, si può usare il diaframma per lavorare sulla profondità di campo tenendo la messa a fuoco a una certa distanza e aprendo o chiudendo l’obiettivo per rendere più ampio o più sottile il campo di messa a fuoco. O viceversa, ma nel secondo caso si va più lenti.

Queste operazioni sono facili e, una volta presa la mano, consentono di fare scatti anche veloci (rispetto alle fotocamere digitali tradizionali) ma lo scopo di una Leica M non è la fotografia sportiva con raffiche e sistemi di messa a fuoco ed esposizione super-sensibili. Invece, si può fare street photography, foto di interni, ritratti, panorami e ambiente con facilità, soprattutto con la risoluzione di 41 megapixel che la M10 Monochrom e la M10-R offrono. Manca solo una cosa: poter gestire velocemente anche l’esposizione dell’immagine. Qui secondo me Leica segue una filosofia sbagliata e ha messo la ghiera di sinistra (marcata con gli indici) per gli Iso mentre quella di destra davanti si usa per la compensazione ma non è marcata. Sarebbe stato meglio fare il contrario, perdendo un po’ di velocità ma consentendo di avere impostazioni anche a macchina ferma o con il mirino distante dall’occhio di chi scatta. È un’opinione, ma non solo di questo cronista.

Recensione Leica M10 Monochrom, la regina delle ombre

Lo specifico della Leica M10 Monochrom

Vediamo invece il bianco e nero. Qui la Monochrom si trasforma nella macchina più bella del mondo e probabilmente l’unica per la quale ha senso investire su un apparecchio così costoso anche per un professionista. È una macchina che copre un genere, ed è l’unica a farlo e lo fa molto bene. Le foto hanno un microcontrasto e un quantitativo di dettagli enorme perché tutti i pixel collaborano all’immagine complessiva anziché servire solo uno dei tre colori del mosaico del filtro di Bayer.

L’espressività del bianco e nero è un gusto acquisito. Ci sono alcuni che ci nascono, certo, ma in realtà fa parte dell’educazione dell’occhio (a parte i daltonici totali, siamo abituati a vedere, a sognare e a pensare a colori) ed è sostanzialmente una via differente da quello della fotografia tradizionale. Se si scatta in bianco e nero è come se si decidesse di fare i monaci asceti: si deve guardare il mondo in un altro modo cercando le forme, le luci e i contrasti chiaro-scuro. Non si fotografano più i vestiti delle persone (cioè il loro colore) bensì le loro forme, i loro tratti, la drammaticità (o la serenità) degli ambienti. Il mondo in bianco e nero è un altro mondo, e dimostra come la fotografia sia tutt’altro che una rappresentazione neutra della realtà, bensì una sua interpretazione e la costruzione di quello che l’occhio del fotografo vede e immagina. Se è capace di farlo, perché altrimenti ci pensa la macchina fotografica.

Recensione Leica M10 Monochrom, la regina delle ombre

Infatti, nel caso di molte macchine super-automatiche e potenti, spesso la foto è “bella” perché è quello che vede la macchina fotografica con i suoi algoritmi, a prescindere dal fotografo. Nel caso della Leica con la serie M, la responsabilità della foto è in buona parte quella del fotografo. Il quale deve avere il gusto per fare immagini in bianco e nero e vedere costantemente un mondo differente, con una espressività e sensibilità diverse. A quel punto la Monochrom non è solo l’unica ma anche la migliore macchina per il bianco e nero. Le foto scattate con altre macchine e convertite in bianco e nero non rendono che un quarto della capacità e risoluzione di questo sensore unico e del processore Maestro II che gestisce il suo funzionamento.

Conclusioni

La macchina è unica così come le sue foto: difficile e che fa vedere abbastanza chiaramente i limiti del fotografo. Una Leica, se il fotografo non è capace, scatta foto tra il bruttino e il molto brutto. Ma se il fotografo è bravo e capace, soprattutto se ha qualcosa da dire e sa come dirlo, la Leica M10 Monochrom è potente e le sue foto sono molto più ricche e sfumate di quelle che si potrebbero ottenere con la maggior parte delle macchine virando al bianco e nero (che poi è anche una falsificazione digitale, se il sensore è a colori).

Nella nostra prova abbiamo trovato la Leica M10 Monochrom superiore alle due precedenti generazioni di Monochrom, che abbiamo peraltro potuto usare per lunghi periodi, e nonostante quelle macchine fotografiche fossero a loro volta ottimi apparecchi. La M10 Monochrom ha qualcosa in più, sia grazie al 70% di potere di risoluzione rispetto alle Leica M con sensore da 24 megapixel. Iso da 160 a 100mila (usabile fino a 50mila e più) con schermo touch Gorilla da 1,036 megapixel touch con possibilità di mettere a fuoco e comporre in modalità live sono i dettagli tecnici. Secondo chi scrive è anche il corpo leggermente più snello e leggero a fare la differenza, dato che scattare con una Leica è un fatto visivo ma anche eminentemente fisico, tattile, fatto di pesi da muovere, leve da spostare, angoli da trovare.

La fotocamera tra l’altro, è compatibile anche con il nuovo mirino digitale che si aggancia come aggiuntivo ottico e che contiene anche un sensore Gps per geolocalizzare le foto. Non abbiamo potuto provarlo, costa molto e la funzione Gps dovrebbe essere contenuta nel corpo macchina a nostro avviso.

Bisogna avere soldi a disposizione, volere una telemetro e una passione per la foto in bianco e nero e il suo linguaggio che sono francamente rare. Una nicchia nella nicchia. Però Leica con le vendite e le generazioni di apparecchi che si susseguono ha dimostrato che questa nicchia esiste ed è molto vivace. La M10 Monochrom è la macchina più unica che potete comprare e, se avete la disciplina per lavorare con il bianco e nero in modo esclusivo, sarà per voi una rivoluzione superiore alle attese.

Una nota finale: la M10 Monochrom non ha il classico bollino rosso “Leica” sul frontalino sopra l’obiettivo. Un tocco di classe, considerando che il colore è bandito da questo apparecchio.

Pro

  • Immagini eccezionali per risoluzione, dettagli e luminanza.
  • Esperienza fotografica unica, che apre nuove modalità di rapporto ed espressione con la foto.
  • È una Leica M, quindi tiene nel tempo la gran parte del valore come usato.

Contro

  • Non è un apparecchio facile per i fotografi occasionali.
  • Il Gps dovrebbe essere integrato nel corpo macchina.
  • La ghiera della compensazione non è marcata, dovrebbe essere al posto di quella degli Iso.

Prezzo

Leica M10 Monochrom solo corpo: 8.340 euro

Gli obiettivi originali Leica nuovi passano da 4.000 a 14.000 euro.

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